“Il principio territoriale va progressivamente perdendo di forza, anche se in Italia mantiene la sua rilevanza sociale e pastorale. Stando ai documenti, quello che va coltivato è il territorio ‘esistenziale’, che mette al centro la vita della gente”. Lo ha detto don Ubaldo Montisci, docente di Metodologia catechetica e formazione all’Università pontificia salesiana, intervenendo oggi a Milano alla conferenza su “Disabilità e appartenenza”, promosso dal Servizio Cei, e soffermandosi sul ruolo della parrocchia. “Prima di pensare alle strutture, appare ancor più necessario un cambio di mentalità nelle persone, in modo che, progressivamente, si possa ‘passare dal paradigma dell’appartenenza e della cura d’anime a quello dell’evangelizzazione e della missione, cioè da una Chiesa di servizi a una Chiesa a servizio’. L’evangelizzazione, infatti, ‘è strettamente legata alla qualità delle relazioni umane’, e la prossimità ne è una componente essenziale”. Soffermandosi sul mondo della disabilità “rimasto finora sotto traccia”, il docente ricorda che “se ne fa un accenno esplicito ora, perché direttamente coinvolti nelle dinamiche su cui si riflette”. “L’attenzione ecclesiale verso di loro è sempre più forte e il contributo diretto di questi battezzati alla vita delle comunità cristiane è sempre più frequente. Essi non sono solo depositari di diritti ma anche soggetti a responsabilità, se le si vuole considerare persone a pieno titolo – conclude don Montisci -. L’impegno per la loro formazione in vista di un fattivo coinvolgimento nelle attività ordinarie della parrocchia è un compito non più derogabile per i responsabili”.