“Anche tra le mura delle nostre carceri, ‘nelle celle buie della sofferenza e della solitudine’” risuona forte la Parola del Signore: ‘Convertitevi e credete al Vangelo’ (Mc 1,15). Dio, nella sua infinita bontà, ha voluto strappare il suo popolo dalla schiavitù per condurlo fuori dall’Egitto, l’ha condotto nel deserto, perché sperimentasse la povertà, la privazione, la solitudine, il silenzio, la lotta contro se stesso e satana, ed è proprio nel tempo della povertà che noi tutti impariamo ad essere bisognosi di Dio della sua Parola della sua tenerezza di Padre”. Lo scrive, nel suo messaggio per Quaresima, don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri in Italia.
“Il carcere ha strappato molti da numerose schiavitù: dalla droga, dall’alcol, dalla violenza, dalla sete di potere e di denaro. Ma li ha strappati anche dai loro affetti più cari, dalle loro famiglie, dagli amici, ma soprattutto il carcere ha tolto loro un bene prezioso: la libertà… Li ha resi dunque poveri e bisognosi di tutto”, osserva il sacerdote, che si chiede “quale cammino proporre ai nostri amici carcerati, avvolti nell’ angoscia e nella solitudine”. “Noi – evidenzia – non ‘abbiamo né oro né argento’, molte volte i nostri mezzi sono umanamente poveri e facciamo fatica a dare l’aiuto richiesto con le nostre poche risorse, ma abbiamo nelle nostre mani, impregnate di sudore, il Vangelo, che è ‘la forza della speranza’ ed è proprio la Parola di Dio, che ci aiuta a dire con le parole del Signore: ‘Alzatevi e non temete’”.
Rispetto ai detenuti, afferma don Grimaldi rivolgendosi, a cappellani, diaconi, suore e volontari, “il nostro compito, la nostra missione è di liberarli dalla solitudine, dalla paura di non farcela, dalla paura di non sentirsi accolti a causa dei loro errori, dalla paura di un futuro incerto, tutto ciò è possibile solo attraverso un cammino di fede, aiutandoli ad ascoltare la voce di Dio”.
Ricordando che il Papa, nel suo messaggio per la Quaresima, ci propone “due sentieri”: “Ascoltatelo” e “Alzatevi”, l’ispettore generale evidenzia: “Sono i sentieri dell’obbedienza e del coraggio, strada sicura per sconfiggere il timore di non farcela. L’obbedienza a Dio e il rispetto delle leggi” aiutano i detenuti “a camminare su strade nuove, per non perdere l’appuntamento con la loro vita. Noi cappellani, volontari e operatori penitenziari tutti, siamo ‘il braccio teso’ per donare forza ai ristretti, incoraggiandoli a rialzarsi e a camminare, perché solo così si impara a vivere per rimarginare le ferite della vita”.
“L’aratro della parola di Dio” che “è nelle vostre mani”, prosegue don Grimaldi, “è uno strumento per scavare nel buio delle coscienze e fare emergere la speranza. Ma siamo certi che, con la nostra opera di misericordia, aiutiamo a sanare le molte ferite, incoraggiando i nostri fratelli e sorelle a non sentirsi mai soli”.
E conclude: “La Quaresima, questo tempo di grazia, è una grande opportunità da offrire ai ristretti e attraverso le celebrazioni, le catechesi, i sacramenti, voi consegnate nelle loro mani il dono prezioso della Misericordia di Dio”.