Pena di morte: Marazziti (Sant’Egidio), “gli Stati non possono aumentare le violazioni della vita che vogliono punire”

“Qui a Roma, a distanza di decenni dalla nascita delle Nazioni Unite, è stato approvato lo Statuto della Corte penale internazionale per i crimini contro l’umanità. Essa non contempla la pena capitale nemmeno per il crimine di genocidio. C’è un’idea semplice al suo interno: anche il crimine più grande non può essere punito con la morte. Il fondamento della legge, di ogni legge è sempre la difesa della vita. Gli stati non possono aumentare, con un’altra morte, le violazioni della vita che vogliono esemplarmente punire”. Lo ha detto Mario Marazziti, già deputato e coordinatore della campagna per l’abolizione della pena di morte della Comunità di Sant’Egidio, al Congresso organizzato presso la Camera dei Deputati. Per Marazziti lo scopo dell’incontro è condividere le esperienze e le riflessioni della campagna “No Justice Without Life” con i Paesi che ancora non hanno accolto la moratoria, con la consapevolezza che rispetto alla storia dell’umanità la pena di morte è in via di estinzione. Nel 1976, secondo i dati presentati da Marazziti, erano solo 16 gli Stati del mondo che avevano abolito la pena di morte. Nel 2023 sono 144 quelli che non la usano più, abolita per legge o di fatto. Nel 2021 le esecuzioni praticate ufficialmente sono state solo in 16 Paesi del mondo. Nel 2022 sono stati finora 17 i Paesi del mondo che l’hanno usata, ma questo rappresenta un ribaltamento della storia in meno di 50 anni. “Abolire la pena di morte riduce il tasso di violenza – ha ricordato Marazziti -, mentre la pena capitale abbassa tutta la società al livello di chi uccide”.

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