“Ciò che ho imparato soprattutto in questi ultimi anni è che non possiamo pensarci se non insieme. Quante cose mi avete insegnato soprattutto con la vostra silenziosa e quotidiana testimonianza”. Lo scrive il vescovo eletto di San Severo, mons. Giuseppe Mengoli, nel suo messaggio alla diocesi, raccontando i momenti che hanno preceduto l’incontro con il nunzio prima della nomina. “Mancava ancora mezz’ora per l’appuntamento in Nunziatura e non trovando una panchina nei paraggi, al tavolino di un bar vicino, ho letto il vangelo del giorno. E lì il Signore mi stava attendendo con una parola precisa e inequivocabile: ‘Chi perderà la propria vita per causa mia la salverà’. È stato il segno decisivo. Quando si dà la vita, occorre essere predisposti a darla fino alla fine. Fino a perderla davvero, sapendo che è Lui l’unico e vero guadagno, la perla preziosa”, riferisce.
Così al nunzio, dopo pochi minuti, ha ripetuto quell’espressione di Gesù, “non nell’incoscienza, ma con una cieca fiducia in Lui”. “Con Lui infatti salire sulla croce significa donare la vita, amare, ben sapendo che non siamo noi a porre le condizioni e a stabilire le misure e, soprattutto, con l’intima certezza che la nostra è sempre una pallida risposta al suo sconfinato amore, quell’amore che ciascuno di noi ha scoperto fin dall’inizio del cammino di fede e che ci ha condotto a seguirlo con tutto noi stessi”. Da mons. Mengoli, un grazie al Signore, che “mi chiama ancora una volta a servirlo nella Chiesa e nel mondo, nonostante la mia pochezza”. E poi un grazie al Papa, che “ha riposto in me la sua fiducia con la nomina episcopale”. Quindi un ringraziamento al vescovo Checchinato, per “avermi fatto sperimentare la sua paternità: in tante maniere mi ha spronato a cercare, con il cuore grato, il Signore prima di tutto e poi la ringrazio perché mi ha insegnato a non misurare mai ciò che si dona ai fratelli, poiché il debito che abbiamo verso di loro è sempre più grande di ciò, che possiamo dare”. “Vi chiedo di sostenermi con la vostra preghiera e con quella delle vostre comunità – ha concluso –. Il coacervo dei pensieri mi rassicura solo il fatto che la Chiesa appartiene al Signore, che ogni persona è opera delle sue mani e che la salvezza, anche se passa dalle nostre manie già stata ratificata sulla croce. A me è chiesto solo di affidarmi, ‘come un bambino svezzato in braccio a sua madre’”.