“L’amatorialità è decisiva nello sport”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza i membri dell’Associazione dilettantistica “Sport in Vaticano”, in occasione del 50° anniversario di fondazione, ha ricordato che alla base della fatica dell’allenamento “c’è la passione per il proprio sport”: “Una passione gratuita, quella che si chiama ‘amatoriale’, da amateur, che esprime proprio l’amore per una certa attività. In italiano si dice ‘dilettante’, che ha assunto un senso a volte riduttivo, ma che deriva da ‘diletto’, cioè dal piacere con cui si fa un’attività. E se c’è questo atteggiamento la competizione è sana; altrimenti, se prevalgono gli interessi di vario tipo, la competizione si guasta, a volte può addirittura corrompersi”. Per Francesco, “il sano agonismo può contribuire alla maturazione dello spirito”: di qui l’importanza della disciplina. “Un atleta disciplinato non è solo uno che osserva le regole”, ha spiegato il Papa: “Certo, questo è importante, dev’esserci. Ma disciplina richiama ‘discepolo’, cioè uno che vuole imparare, che non si sente ‘arrivato’ e in grado di insegnare a tutti. Il vero sportivo cerca sempre di imparare, di crescere, di migliorarsi. E questo richiede, appunto, disciplina, cioè la capacità di dominare sé stessi, correggere l’impulsività che tutti abbiamo, più o meno. La disciplina poi permette che ognuno possa giocare la sua parte, e che la squadra esprima il meglio dell’insieme”. In una gara, infine, “ciò che dà la spinta, che porta a un buon risultato, è la motivazione, cioè una forza interiore”, ha concluso Francesco: “La verifica non si fa sul risultato numerico, ma su come siamo stati fedeli e coerenti alla nostra chiamata”. “E, parlando di motivazione, vorrei aggiungere una cosa per voi che siete gli sportivi del Vaticano”, ha aggiunto il Papa: “il vostro modo di fare squadra e di collaborare può essere di esempio per il lavoro nei Dicasteri e tra i Dicasteri della Curia, come pure nelle Direzioni dello Stato Vaticano. Ancora una volta lo sport è metafora della vita”.