“Le esperienze europee dimostrano in positivo e in negativo quanto le politiche familiari siano concretamente in grado di incidere sui tassi di natalità e fecondità dei nostri Paesi. È urgente dunque che l’Italia si confronti seriamente con quanto fatto dai nostri vicini per individuare una vera e propria via italiana alla natalità. La legge di Bilancio decisiva sarà quella del 2024, dobbiamo arrivare a quell’appuntamento con idee molto chiare e condivise su ciò che va fatto”. Lo ha detto il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, moderando l’evento “Quoziente familiare. Quando copiare è una virtù” promosso, a Roma, dallo stesso Forum e dedicato all’approfondimento della situazione demografica italiana e delle attuali politiche familiari europee.
In apertura è intervenuto Gérard-François Dumont, professore di Demografia all’Università Paris IV-Sorbonne e ideatore negli anni ‘70 della locuzione “inverno demografico”, che ha approfondito la complessa situazione demografica italiana indicando tre momenti chiave della storia recente: il 1976, anno in cui l’Italia è entrata nel cosiddetto inverno demografico; il 1994, anno in cui il numero dei decessi ha superato il numero delle nascite per la prima volta; infine il 2014, che ha registrato un significativo peggioramento della situazione demografica italiana. Portando l’esempio delle politiche adottate dalla Francia a partire dall’immediato Dopoguerra, Dumont ha ricordato come le politiche demografiche richiedano due condizioni fondamentali per essere efficaci: un carattere trans-politico, ovvero una condivisione delle linee fondamentali da parte di tutte le forze politiche, e un’applicazione trasversale, ovvero la possibilità di incidere su una pluralità di aspetti: da un sistemi fiscale e di incentivi favorevole alle famiglie, agli alloggi, all’istruzione.
Il demografo ha quindi ricordato come “per l’Italia sia essenziale una primavera demografica, necessaria per una rinascita complessiva e duratura del Paese. Per far ciò è importante che anche l’Italia, come altri paesi europei hanno fatto da tempo, scelga la propria dottrina sociale e che il decisore politico e l’intero sistema paese capiscano che queste politiche sono perenni, non possono essere legate a logiche politiche e ideologiche di breve termine”.