“E’ un tema su cui stavamo discutendo da tempo ma dopo il 24 febbraio questo processo è stato accelerato. Non è stata una decisione proposta dall’alto ma partita dal popolo stesso”. Così mons. Teodor Martynyuk, vescovo ausiliare di Ternopil – Zboriv, presente al Sinodo del 1 e 2 febbraio della Chiesa greco-cattolica ucraina, spiega al Sir la “decisione storica” presa per passare a partire dal 1 settembre 2023 al calendario gregoriano per le festività fisse mantenendo l’attuale calcolo della Pasqua. “Purtroppo – spiega il vescovo – siamo rimasti molto toccati e rattristati dalla posizione assunta dalla Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca che apertamente ha appoggiato l’invasione dell’esercito russo sul territorio ucraino. Il popolo ucraino – greco-cattolici e ortodossi – ha vissuto questa posizione come una proposta non cristiana, non evangelica, non conforme all’insegnamento di Cristo. La Chiesa ortodossa russa segue il calendario giuliano. Per questo tanti ucraini hanno cominciato a dire: ‘basta, non vogliamo più vivere con loro le celebrazioni delle feste. Vogliamo distaccarci, seguire la nostra strada’. E quindi, è vero che l’invasione russa ha influito sulla decisione di cambiare il calendario”. La decisione lancia due segnali: il primo – spiega mons. Martynyuk – “è che consideriamo i cattolici in Europa come nostri fratelli e sorelle e perciò vogliamo festeggiare e celebrare queste feste insieme al Santo Padre, con i vescovi e il popolo in Europa”. Il secondo “è un segnale di indipendenza dal mondo sovietico e da questo passato terribile e oscuro che abbiamo vissuto durante il periodo sovietico. Non potevamo farlo prima. Lo abbiamo fatto adesso”.