“Non è solo una questione di nomi, ma la conferma dell’indicazione che nella Chiesa bisogna camminare verso il futuro, verso una sempre più grande unità, avendo cura di conservare e venerare il ricordo bello del nostro passato di fede”. Con queste parole il vescovo Nazzareno Marconi commenta la semplificazione lessicale che, da oggi, vede cambiare il nome della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia in “diocesi di Macerata”. Un passaggio iniziato in realtà fin dal 2019, come spiega una nota diocesana, “su sollecitazione della Congregazione (ora Dicastero) per i vescovi per completare il processo di unificazione iniziato nel 1987”. Fu infatti il cardinale Marc Ouellet, allora prefetto della Congregazione per i vescovi, data l’antichità delle diocesi di Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia, a proporre di metterle a disposizione come sedi titolari per altri vescovi: è ciò che accadde ad Urbisaglia, ad esempio, quale sede titolare di monsignor Georg Gänswein, già segretario del compianto papa Benedetto XVI e prefetto della Casa Pontificia. In più, allo scopo di onorare allo stesso modo tutte le ex-diocesi, si suggeriva poi che la Cattedrale unificata fosse la Collegiata di San Giovanni, mentre tutte le altre ex-cattedrali sarebbero diventate Ecclesia maior di ogni santo patrono e, quindi, in italiano: “Duomo di San Giuliano” a Macerata, “Duomo di San Catervo” a Tolentino, “Duomo di San Flaviano” a Recanati, “Duomo di Santa Maria Assunta” a Cingoli e “Duomo della Santissima Annunziata” a Treia. In data 17 dicembre 2022 – con il riconoscimento della venerabilità di padre Matteo Ricci, il missionario gesuita maceratese a cui si deve l’inculturazione del Vangelo in Cina -, a seguito dell’esame della Nunziatura in Italia e dal Dicastero dei vescovi, Papa Francesco ha firmato il decreto che definisce le nuove denominazioni, confermando anche l’unica patrona della diocesi nella Madonna Mater Misericordiae, la cui piccolissima e preziosa basilica dedicata sorge proprio nel cuore della Civitas Mariae.