“Servire l’amicizia sociale ci permette di essere lievito, con umiltà e accoglienza, in mezzo alla realtà multietnica della Colombia”. Il servizio fraterno della Chiesa “è spesso minacciato da varie forme di fondamentalismo, che sono modi farisaici di essere Chiesa, che spesso ci allontanano dal clamore umano”. Lo ha detto ieri mons. Luis José Rueda Aparicio, presidente della Conferenza episcopale della Colombia, aprendo l’assemblea plenaria dei vescovi, intitolata: “Chiesa che vive la comunione e la partecipazione”. In sintonia con il cammino che la Chiesa universale sta vivendo, i vescovi in questi giorni riflettono sullo stile sinodale e corresponsabile degli organismi di partecipazione ecclesiale a livello parrocchiale e diocesano, soprattutto nel coinvolgimento dei laici, in particolare delle donne e dei giovani. Durante il suo intervento, mons. Rueda ha avvertito che alcuni settori vogliono far apparire la Chiesa divisa, applicando “categorie socio-politiche”, incasellando i vescovi come “di sinistra” o “di destra”. “Tutti noi qui presenti – ha continuato – sappiamo bene che alcuni osservatori e alcune opinioni sulla Chiesa e sulla nostra missione episcopale cercano spesso di dividerci. Al fondo di queste classificazioni, c’è un tentativo di dividerci: vogliono mettere le erbacce della polarizzazione tra i servi del Signore”. Ma, ha concluso, “siamo molto svegli e non cadiamo in queste trappole del male”. Domani i vescovi incontreranno la presidenza della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia, mentre per venerdì faranno il punto della situazione sul processo di “pace totale” avviato dal Governo e sul dialogo con la guerriglia dell’Eln, la cui prossima sessione, con la presenza della Chiesa colombiana, prenderà il via il 13 febbraio.