È cominciato e si è concluso con un appello all’unità il discorso con il quale il primate anglicano Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e leader teologico della Chiesa d’Inghilterra, ha inaugurato oggi il Sinodo generale che si concluderà giovedì prossimo 9 febbraio. All’ordine del giorno un dibattito sul costo della vita, le pensioni dei pastori e la tutela di minori e adulti vulnerabili. “Sono sicuro che avete pregato e, nelle vostre preghiere, affidato le vostre speranze e paure e anche i vostri profondi dissensi ai piedi della croce e davanti alla tomba vuota di Pasqua”, ha esordito l’arcivescovo Welby rivolgendosi a vescovi, pastori e laici che compongono l’organo che guida la chiesa di stato inglese. “Le paure che abbiamo sono di natura personale e anche dottrinale. Alcuni temono che quello che decideremo o non decideremo sarà sbagliato o anche peccato o che potrebbe discreditare la nostra Chiesa. Altri temono che provocherà profonde divisioni qui e all’estero”. Il primate anglicano ha poi fatto un’analisi della pagina della torre di Babele, parlando di come gli ebrei, in quell’occasione, abbiano tentato di controllare e dominare senza ascoltarsi a vicenda e volendo fare a meno di Dio. “È una tentazione che abbiamo sempre, quella di fare qualcosa per conto nostro, cercando di imporre la nostra unità con la costrizione e senza amore, attraverso strutture e gerarchie, che sono solo un modo per controllare gli altri”.
“L’unità che desideriamo non è mai quella nella quale concordiamo su tutto, né può essere forzata o costruita soltanto da noi. È sempre un dono della Redenzione di Dio. A differenza di quanto è capitato con la torre di Babele, oggi, dopo la Resurrezione, noi cristiani siamo un’unica realtà, pur nelle nostre differenze”. Con queste parole, Welby ha sottolineato l’importanza di lavorare per l’unità guidati dallo Spirito Santo. L’arcivescovo di Canterbury ha anche ricordato il viaggio nel Sud Sudan, compiuto nei giorni scorsi, insieme a Papa Francesco e al moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. “Siamo rappresentanti di diverse correnti del cristianesimo che sono rimaste separate per mezzo millennio. Sessanta anni fa ci sarebbero state dimostrazioni contro un viaggio di questo tipo”, ha dichiarato l’arcivescovo, invitando poi laici, pastori e vescovi, che compongono il Sinodo, a non escludere nessuno durante i dibattiti e voti di questa settimana e ha chiesto ai cristiani di “diffondere la buona notizia del Regno di Dio in una Gran Bretagna segnata dalla crisi del costo della vita, dalla recessione e dalle difficoltà che vedono sempre più in difficoltà il servizio sanitario nazionale e il sistema scolastico”.