“Vi ringrazio per la vostra fede, per la vostra pazienza, per tutto il bene che fate e per le fatiche che offrite a Dio senza scoraggiarvi, sapendo andare avanti”. E’ l’omaggio del Papa, che prima dell’Angelus, da Giuba, ha definito quella del Sud Sudan “una Chiesa coraggiosa” e ha menzionato la figura di santa Giuseppina Bakhita: “una grande donna, che con la grazia di Dio ha trasformato in speranza la sofferenza patita”. “Speranza è la parola che vorrei lasciare a ciascuno di voi, come un dono da condividere, come un seme che porti frutto”, ha detto Francesco: “Come ci ricorda la figura di santa Giuseppina, la speranza, qui specialmente, è nel segno della donna e vorrei ringraziare e benedire in modo speciale tutte le donne del Paese”. Alla speranza, il Papa ha associato un’altra parola: “la parola di questi giorni: pace”. “Con i miei Fratelli Justin e Iain, che ringrazio di cuore, siamo venuti qui e continueremo ad accompagnare i vostri passi, i tre insieme. Siamo venuti qui facendo tutto quello che possiamo perché siano passi di pace, passi verso la pace”, ha assicurato Francesco, affidando il cammino della riconciliazione e della pace a Maria. “A lei, che ora preghiamo, affidiamo la causa della pace in Sud Sudan e nell’intero Continente africano”, le parole del Papa: “Alla Madonna affidiamo anche la pace nel mondo, in particolare i numerosi Paesi che si trovano in guerra, come la martoriata Ucraina”. “Torno a Roma, torniamo noi tre nella nostra sede, portandovi ancora di più nel cuore”, ha rivelato Francesco: “Lo ripeto: siete nel mio cuore, siete nei nostri cuori, siete nei cuori dei cristiani di tutto il mondo! Non perdete mai la speranza. E non si perda l’occasione di costruire la pace. La speranza e la pace dimorino in voi, la speranza e la pace dimorino in Sud Sudan!”.