Migrantes e Caritas Toscana, organismi pastorale della Conferenza episcopale Toscana, esprimono il loro parere negativo rispetto alla realizzazione del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Toscana. I Cpr (dieci in tutto: due in Puglia, due in Sicilia, gli altri sei in Sardegna, Basilicata, Lazio, Piemonte, Lombardia e Friuli) furono istituiti nel 2017 per facilitare il sistema di espulsione delle persone straniere prive di un permesso di soggiorno valido. Ma sono divenuti veri e propri “luoghi di detenzione” per quanti vi permangono troppo a lungo e “rinchiusi”, in attesa di essere rimpatriati. “Ci opponiamo all’idea che i Cpr siano luoghi idonei alla prevenzione dell’immigrazione irregolare e della violenza sociale. Oltretutto i Cpr rischiano – in alcuni casi – la violazione delle convenzioni internazionali e dello stesso diritto di Asilo e di protezione internazionale”. Caritas e Migrantes Toscana ritengono “distorta” l’idea che sta alla base dell’apertura di un Cpr “nel nostro territorio dove ben si potrebbero trovare idonee soluzioni per regolarizzare chi è rimasto privo di permesso di soggiorno, il più delle volte per ragioni amministrative”. “A nostro parere, per porre in atto un efficace governo dei flussi migratori e favorire la buona convivenza occorrono sostegni per interventi che favoriscano l’ingresso legale, la formazione, l’inserimento sociale e lavorativo. Occorrono politiche di sviluppo, volte a costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. Riteniamo pertanto che la proposta della realizzazione di un Cpr a Firenze costituisca un arretramento rispetto all’assunzione di tali impegni”.