“Essere qui con voi oggi è un segno di una preghiera esaudita”. E’ il saluto dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, durante l’’incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, nel palazzo presidenziale di Giuba. “Ho visitato il Sud Sudan per la prima volta nove anni fa”, ha raccontato Welby: “Ho visto la devastazione della guerra nel vostro Paese, la sofferenza e il dolore che vi ha causato. Ma ho anche visto la bellezza della vostra terra, la speranza del vostro popolo, la presenza di Dio nel vostro Paese. Per anni ho sognato di tornare a visitarvi. Ed essere qui con i miei cari fratelli in Cristo, Papa Francesco e il Moderatore Iain, è una risposta a un’altra richiesta. Una preghiera antica come la Chiesa, antica come la preghiera di Gesù in Giovanni 17: ‘perché tutti siano una sola cosa’”. Poi Welby ha ricordato il ritiro in Vaticano per i Capi di Stato del Sud Sudan, insieme al Papa e a un ex moderatore della Chiesa di Scozia, nel 2019: “Abbiamo pregato affinché lo Spirito Santo potesse agire e in quell’incontro abbiamo visto la possibilità di una speranza. Papa Francesco si è inginocchiato per baciare i piedi di ogni politico. Quasi cinque anni dopo, veniamo così di nuovo da voi: in ginocchio per lavare i piedi, ascoltare, servire e pregare con voi”. “Veniamo per incoraggiare la Chiesa a ricordare il significativo impegno svolto nel costruire la pace e nel riunire le persone”, ha spiegato l’arcivescovo di Canterbury: “Veniamo ad ascoltare i giovani, che sono il 70% della popolazione del Sud Sudan, e a raccontare ai Capi di Governo le loro speranze di pace e di opportunità. Veniamo per onorare le donne che hanno conosciuto una sofferenza così terribile e che tuttavia sono state il segno della rinascita”. “La comunità diplomatica qui presente sa quanto sia facile per il mondo dimenticare ciò che sta accadendo in Sud Sudan”, ha detto Welby: “Vi ringraziamo per la vostra presenza a questo incontro, segno forse che non avete perso la speranza. Tuttavia, luoghi vicini e lontani, e così tanti cittadini di questo magnifico Paese, si stanno stancando del fatto che non sia cambiato nulla o quasi. Questa stanchezza si riflette nei volti della popolazione del Sud Sudan e nelle parole di molte organizzazioni della società civile che con fedeltà e coraggio cercano di rappresentarla di fronte a una forte opposizione. Quando ripenso agli impegni assunti insieme a voi nel 2019, mi rattrista vedere e sentire queste tragedie. Ci aspettavamo di più, voi avete promesso di più. Non si possono scegliere delle parti dell’Accordo di pace, tutte le parti devono essere osservate da tutti e questo costa molto. Ma la risposta alla riconciliazione è nelle vostre mani”. ”Prego che questa sia una visita di grande speranza e guarigione, un tempo trascorso insieme come una famiglia della Chiesa, seguendo l’unico Dio che ci avvicina sempre di più gli uni agli altri e a lui”, l’auspicio dell’arcivescovo di Canterbury”: “Dacci la pace nel Sud Sudan”.