“La profezia cristiana si incarna in tante azioni politiche e sociali, ma il compito dei vescovi e dei pastori in generale non è questo”. A precisarlo è stato il Papa, incontrando i vescovi della Repubblica democratica del Congo, prima di partire per il Sud Sudan. Spetta ai presuli, secondo Francesco, il compito “dell’annuncio della Parola per risvegliare le coscienze, per denunciare il male, per rincuorare coloro che sono affranti e senza speranza”. “Consolare il popolo, è un invito del Signore che ritorna”, ha aggiunto a braccio. “È un annuncio fatto non solo di parole, ma di vicinanza: vicinanza, anzitutto, ai preti, ascolto degli operatori pastorali, incoraggiamento allo spirito sinodale per lavorare insieme”, ha raccomandato il Papa: “E testimonianza, perché i Pastori devono essere credibili per primi e in tutto, e in particolare nel coltivare la comunione, nella vita morale e nell’amministrazione dei beni”. Di qui la necessità di “saper costruire armonia, senza ergersi su piedistalli, senza asprezze, ma dando il buon esempio nel sostegno e nel perdono vicendevoli, lavorando insieme, come modelli di fraternità, di pace e di semplicità evangelica”. “Non accada mai che, mentre il popolo soffre la fame, di voi si possa dire: ‘quelli non se ne curano e vanno chi al proprio campo, chi ai propri affari’”, il monito di Francesco: “No, gli affari, per favore, lasciamoli fuori dalla vigna del Signore! Un pastore non può essere un affarista. Siamo pastori e servi del popolo, non amministratori delle cose: non affaristi, pastori, davanti al gregge, in mezzo al gregge e dietro al gregge”.