Una Chiesa “che soffre per il suo popolo”, ma che “non ha perso la speranza”. È il ritratto della Chiesa congolese, tracciato dal Papa incontrando i vescovi, nell’ultimo giorno nella Repubblica democratica del Congo. “Il vostro volto giovane, luminoso e bello è infatti solcato dal dolore e dalla fatica, segnato a volte dalla paura e dallo scoraggiamento”, ha detto Francesco: “È il volto di una Chiesa che soffre per il suo popolo, è un cuore in cui palpita trepidante la vita della gente con le sue gioie e le sue tribolazioni. È una Chiesa segno visibile del Cristo che, ancora oggi, viene rifiutato, condannato e disprezzato nei tanti crocifissi del mondo, e piange le nostre stesse lacrime. È una Chiesa che, come Gesù, vuole anche asciugare le lacrime del popolo, impegnandosi a prendere su di sé le ferite materiali e spirituali della gente, e facendo scorrere su di essa l’acqua viva e risanante del costato di Cristo”. “Con voi, fratelli, vedo Gesù sofferente nella storia di questo popolo crocifisso e oppresso, sconvolto da una violenza che non risparmia, segnato dal dolore innocente, costretto a convivere con le acque torbide della corruzione e dell’ingiustizia che inquinano la società, e a patire in tanti suoi figli la povertà”, la fotografia del Papa: “Ma vedo allo stesso tempo un popolo che non ha perso la speranza, che abbraccia con entusiasmo la fede e guarda ai suoi Pastori, che sa ritornare al Signore e affidarsi alle sue mani, perché la pace a cui anela, soffocata dallo sfruttamento, da egoismi di parte, dai veleni dei conflitti e delle verità manipolate, possa finalmente giungere come un dono dall’alto”.