“Bisogna desiderare l’unità con la preghiera, con tutto il cuore e le forze, con insistenza, senza stancarsi. Perché, se il desiderio dell’unità è spento, non basta camminare e dialogare: tutto diventa qualcosa di dovuto e formale. Se invece il desiderio spinge ad aprire le porte a Cristo insieme al fratello, tutto cambia”. Lo scrive il Papa, nel messaggio consegnato ai giovani sacerdoti e monaci delle Chiese Ortodosse Orientali, ricevuti oggi in udienza. Come ha dichiarato lui stesso e ha poi confermato la Sala Stampa vaticana, il Santo Padre non ha potuto leggere il discorso preparato per l’occasione “a motivo di un forte raffreddore”. Secondo Francesco, ciò che manca ai cristiani è “un desiderio ardente di unità, che venga prima degli interessi di parte”. “L’unità è pellegrinaggio, l’unità è dialogo, l’unità è desiderio”, scrive il Papa: “Se viviamo queste tre dimensioni nel cammino ecumenico, allora, come quei discepoli, giungeremo a riconoscere insieme Cristo allo spezzare del Pane e beneficeremo della comunione con lui alla stessa mensa eucaristica. E, come i due di Emmaus tornarono di corsa a Gerusalemme per raccontare con gioia e stupore quanto avevano sperimentato, così anche noi potremo testimoniare in modo credibile il Crocifisso Risorto, perché il mondo creda”. “Qualcuno di voi viene dalla tribolata Siria”, conclude Francesco: “vorrei esprimere una vicinanza particolare a quel caro popolo, provato, oltre che dalla guerra, dal terremoto che, come in Turchia, ha provocato tante vittime e devastazioni terribili. Di fronte alla sofferenza di tanti innocenti, bambini, donne, mamme, famiglie, auspico che si faccia tutto il possibile per la gente, che non vi siano ragioni o sanzioni che ostacolino gli urgenti e necessari aiuti alla popolazione”.