Ucraina: mons. Tisi (Trento), “in ogni guerra c’è anche la nostra griffe. Bonificare le relazioni e accogliere le diversità per immaginare possibilità di pace”

“Disarmare le nostre relazioni non è la classica goccia nel mare; è invece la concreta possibilità per ognuno di noi di offrire il proprio contributo per tornare ad immaginare l’umanità come la casa comune di donne e uomini che si riconoscono sorelle e fratelli”. Lo ha affermato questa sera l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, durante la veglia per la pace che ha presieduto in cattedrale nel 1° anniversario dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
Davanti a molti fedeli della comunità greco-cattolica ucraina, agli esponenti delle altre confessioni cristiane presenti in Regione e a numerosi rappresentanti dell’associazionismo cattolico e del mondo laico che hanno accolto l’invito della diocesi alla preghiera per la pace, mons. Tisi ha sottolineato la smemoratezza dell’Europa, convinta che “la guerra non avrebbe più riguardato il nostro continente”, evidenziando come il conflitto in atto faccia emergere come la “considerazione che con la guerra tutto è perduto era più un mantra ideologico che una profonda convinzione”. Le Chiese stesse devono riconoscere come “spesso il lavorare per la pace – ha osservato l’arcivescovo – è più una dichiarazione d’intenti, che non un reale impegno a diventare – per dirlo con le parole di Papa Francesco – artigiani di pace”.
Secondo mons. Tisi, “un passo importante per attivare percorsi di pace è riconoscere che ognuno di noi frequenta e alimenta logiche di guerra, di cancellazione dell’altro, di delegittimazione delle posizioni diverse dalle proprie. In ogni guerra – ha ammonito – c’è anche la nostra griffe. Bonificare le relazioni, accogliere le diversità, gioire per la presenza degli altri è fondamentale per immaginare possibilità di pace. Finché il cuore alimenta pensieri di guerra, immagina ritorsioni e vendette, frequenta rancori e gelosie, sarà difficile addivenire alla pace”.
L’arcivescovo ha poi rilevato che c’è una “sapienza che i dominatori di questo mondo non conoscono”, che avvalora “il ricorso pieno di fiducia alla preghiera” per invocare il dono della pace, come indicato dal Vangelo stesso. “La preghiera – la convinzione di mons. Tisi – cambia la storia. Non perdiamo l’occasione di prendere sul serio l’inaudita forza della preghiera che per i potenti del mondo è debolezza”. E don Lauro conclude con l’invito a pregare “perché passiamo dalla morte alla vita, amando i fratelli”.

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