Il tribunale vaticano, nell’ambito del processo in corso per gli investimenti della Segreteria di Stato a Londra, ha ascoltato oggi come teste Emiliano Fittipaldi, giornalista del “Domani” che all’epoca dei fatti lavorava per “L’Espresso” e il 1° ottobre 2019 pubblicò un articolo in cui si parlava dell’accordo quadro tra la Gutt e la Segreteria di Stato per riacquistare il palazzo di Londra dal finanziere Raffaele Mincione. Interrogato da alcune difese e dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, Fittipaldi ha negato categoricamente di avere avuto le carte dall’Aif, e in particolare dall’allora direttore dell’Autorità finanziaria vaticana (Aif, oggi Asif), Tommaso Di Ruzza, tra i dieci imputati del processo. “Il contratto me lo diede il dottor Massimo Massinelli, un collaboratore di Mincione”, ha dichiarato Fittipaldi – secondo quanto ha riferito il pool di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani – specificando che tale tale contratto gli era stato fornito in formato digitale e producendo in aula, come prova, lo screenshot dei messaggi di interlocuzione tra i due. Il 10 ottobre 2019, ha poi spiegato Fittipaldi, ci fu un incontro a Milano con Mincione e il suo collaboratore – presso la sede della sede della società di Mincione, la WRM – poiché da parte sua erano state avanzate nell’articolo alcune perplessità sull’operato del finanziere, mentre quest’ultimo “voleva dimostrare che tutto era stato fatto regolarmente”. Il Promotore di Giustizia ha chiesto inoltre al giornalista dei suoi rapporti con Francesca Immacolata Chaouqui, ex membro della Cosea sentita in aula come teste nel gennaio scorso. Fittipaldi ha risposto di non ricordare se avesse parlato con lei del contratto, precisando di averla sentita l’ultima volta il 12 gennaio scorso prima della sua deposizione.