“Quello di Putin è stato il discorso che ci si poteva aspettare dopo il 1° anno di guerra. Lo possiamo definire il discorso dell’orgoglio, non tanto per le ‘imprese’ militari per le quali non c’è particolarmente da vantarsi, quanto per il fatto che la Russia abbia resistito a quello che i russi interpretano come un attacco concentrico dell’Occidente nei loro confronti”. Così Fulvio Scaglione, giornalista per anni corrispondente da Mosca, commenta al Sir il discorso sullo stato della Nazione che questa mattina Vladimir Putin ha tenuto all’Assemblea Federale facendo il punto sulla guerra in Ucraina e la situazione economica e sociale della Russia. “A me è parso un discorso più rivolto ai russi e a galvanizzare il popolo che, come magari ci si poteva immaginare, a colpire l’opinione pubblica estera e occidentale in particolare; più interno che intento a rispondere alla visita di Biden a Kiev”, commenta il giornalista, convinto che “la visita del presidente statunitense a Kiev aveva un po’ scombinato le carte dell’aspettativa nei confronti del discorso di Putin”. Il leader del Cremlino, invece, “ha molto insistito sull’economia russa, che ha resistito alle sanzioni e non si è fatta piegare; ha sottolineato che la disoccupazione è al minimo, che il sistema bancario ha guadagnato oltre 200 miliardi di rubli e che non c’è stata penuria di merci sul mercato”. A 12 mesi dall’invasione dell’Ucraina, prosegue Scaglione, “è un po’ come se lo stesso Cremlino avesse aspettato di vedere come si sviluppasse la cosa e potesse in qualche modo, in questo momento, tirare una sorta di respiro di sollievo, soprattutto nei confronti del tema sanzioni. In questi giorni è arrivata la certificazione che la contrazione dell’economia russa nel 2022 è stata del 2,1%”. Putin “ha fornito dati tranquillizzanti per il popolo russo e ha annunciato che si è alla vigilia di un nuovo ciclo economico, avanzando ipotesi di ottimismo, invitando i businessman russi ad investire in patria lavorando per avviare questo nuovo ciclo economico dicendo loro che in Occidente restano stranieri di seconda classe”. “Un po’ tutto il discorso – continua – è improntato all’idea che ‘business is usual’. Putin in sostanza ha detto che nonostante tutti abbiano cercato di darci contro noi stiamo in piedi, orgogliosi come non mai e sicuri del fatto nostro senza farci troppo influenzare dall’esterno”.
Per Scaglione, “l’aspetto più inquietante è stato l’annuncio della disdetta del nuovo trattato Start con gli Stati Uniti, prolungato nel 2021 per altri 5 anni; trattato che limita a 1.550 il numero di testate nucleari per Paese e a 700 il numero di bombardieri strategici, di missili balistici internazionali e di lanciamissili balistici montati sui sottomarini”. “Questo – osserva il giornalista – è un aspetto molto preoccupante perché evidentemente apre la strada alla corsa ad un riarmo atomico di Russia e Stati Uniti”.
“Da Putin – conclude Scaglione – c’è stata l’esaltazione del ‘soli contro tutti’ proposto al suo popolo ed elettorato. Non è senza significato che abbia detto che l’anno prossimo si terranno elezioni parlamentari e presidenziali rigidamente nei termini previsti; questo per dare l’idea che tutto continua a funzionare come al solito”.