“Questo è il tempo per tornare all’essenziale”. Lo ha scritto il vescovo di Saluzzo, mons. Cristiano Bodo, nel messaggio alla comunità diocesana in vista della Quaresima.
“Oggi – osserva il presule – si vive all’insegna delle cose che urgono, che programmano il tempo, provocano affanno e tolgono il respiro lasciando l’illusione di una libertà a briglia sciolta. Sovente, sul fronte del tempo che fugge, la confusione è totale: che cosa è importante? Che cosa è decisivo? La stessa domanda muore sul nascere”. “Che cos’è dunque l’essenziale?”, domanda il vescovo, aggiungendo che “molti cristiani ostinatamente fedeli ad una Chiesa dalle molte rughe, si pongono la domanda: che cosa fare? Che dire? Quali riferimenti per una vita che nonostante tutto vuole orientarsi sulla stella polare della fede?”. “È una domanda che pongo anche per me, nel silenzio, alla vigilia delle ceneri”, rivela mons. Bodo, sottolineando che “nella Chiesa c’è l’ombra dell’umano. Da sempre, e lo sappiamo, la comunità dei credenti è compaginata da santi e da peccatori”. “L’inquinamento mondano – rileva – ha la sua logica: il male fa notizia e il bene fa storia. Nel suo solco c’è il grano e c’è la zizzania”. “La riscoperta dell’essenziale – ammonisce – significa avvertire il respiro della grazia e della santità; ci consente di sperimentare soprattutto in essa il mistero della misericordia, il fascino della santità, i molti colori delle beatitudini”. “Lo sguardo sull’essenziale – prosegue – ci impedisce di scandalizzarci o di scoraggiarci di fronte alla disinvoltura del male, delle svolte involutive e delle logiche di potere, nonostante lo Spirito sia sempre all’opera senza scioperi. La ricerca dell’essenziale ci restituisce la voglia di andare avanti, senza prendere ipocrite distanze; perché nonostante la Chiesa sia piena di rughe, è pur sempre nostra madre”. “Buona quaresima, a tutti!”, l’augurio del vescovo, secondo cui “accettando la sfida dell’essenziale ci scopriamo, alfine, non solo più coerenti secondo il modello Gesù, ma più umani; non solo con qualche immagine diversa di noi stessi, ma con il cuore convertito secondo l’uomo nuovo fatto a immagine e somiglianza di Colui che celebreremo a Pasqua”.