“Il tempo quaresimale è appunto il tempo di grazia necessario per svuotare il cuore di ciò che genera disgusto e riempirlo del miele della condivisione che rigenera e trasforma la vita; riempirlo dell’amicizia di Cristo Gesù che, con la sua presenza, desidera condividere i nostri pensieri, la fatica del quotidiano, donando nuovo entusiasmo nella vita”. Lo scrive il vescovo di Viterbo, mons. Orazio Francesco Piazza, nella lettera alla comunità diocesana per la Quaresima, intitolata “Gesù Cristo è il Signore. Nostra unica speranza”. “La Quaresima, in tal senso, richiede, positivamente, due necessarie condizioni: quella dell’impegno della purificazione personale, della serena verifica delle tante fragilità e limiti; e quella della conversione che, riducendo le distanze da Cristo, ricentra lo sguardo sulla sua Persona, presenza vivente di una vita rinnovata nella misericordia e nella compassione”, evidenzia il presule, per il quale “la purificazione del cuore non è mai priva di gioia, anzi il sacrificio-offerta che essa richiede è motivato dall’amore, dalla personale risposta a quell’Amore che chiama alla sequela”. “Dalla purificazione personale, frutto di grazia e di serrato impegno nella cura autentica di sé, e dalla conversione della vita, nei suoi modelli comportamentali, matura la reale capacità di ricomporre il tessuto sfilacciato delle relazioni personali, ecclesiali e sociali – aggiunge mons. Piazza –. La purificazione personale è certamente un cammino che esige volontà, determinazione e fedeltà. Ma non si supera alcuna sfida senza vincere quella con sé stessi, se non si emerge positivamente da questa serrata battaglia senza accogliere e valorizzare, in questo tempo quaresimale, l’azione di grazia offerta da Dio, in Cristo”.
Il vescovo propone “un sentiero quaresimale che, avendo il riferimento certo nella Parola di Dio, può essere da tutti percorso: la purificazione-conversione del cuore e della vita, con il triplice aiuto della preghiera, digiuno e carità, è cercata nella propria persona, nel contesto abituale delle relazioni, nel lavoro che si è chiamati a svolgere”. Il presule offre anche il criterio per un’azione graduale e progressiva che si svilupperà in quattro tappe: “Deformata reformare – Reformata conformare – Conformata confirmare – Confirmata transformare”. In pratica “è necessario cercare, nel desiderio di un’effettiva trasformazione e con la grazia di Colui che ci avvolge nella sua misericordia, di identificare dentro di sé e nella vita: ciò che è particolarmente deformato per riformarlo, cambiarlo; ciò che si riesce a cambiare, deve essere conformato al nuovo riferimento interiore; ciò che ha preso nuova forma va confermato, stabilizzato; questa nuova condizione interiore deve generare un nuovo stile che dona ‘il gusto del miele’ e una ‘trama compatta’ nella fatica del vivere”. Il frutto fecondo di questo lavorio personale “non è solo il ritrovato calore nel proprio cuore, ma la gioia di una effettiva voglia di fraternità, di amicizia e di sincera condivisione della vita”.