“Il mondo, travagliato dalla guerra e da tanti mali, ha bisogno di segni, di opere che suscitino stupore, che lascino trasparire la meraviglia di Dio, il quale non smette mai di amare le sue creature e di stupirsi per la loro bellezza”. Lo scrive il Papa, nel testo scritto e consegnato durante l’udienza ai membri della Fondazione Ente dello Spettacolo. “In un mondo sempre più artificiale, dove l’uomo si è circondato delle opere delle proprie mani, il grande rischio è quello di perdere lo stupore”, scrive Francesco, ricordando che Dio, nella creazione, prova “stupore, meraviglia davanti alla bellezza delle creature, specialmente quando contempla l’essere umano”. “Ripartiamo da qui, dall’arte come stupore, prima di tutto per chi la fa, per l’artista”, l’invito di Francesco, che ha citato “quel capolavoro che è l’Andrej Rublëv di Tarkovski: l’artista rimane muto a causa del trauma della guerra”. “Viene da pensare a ciò che sta accadendo anche oggi nel mondo. Rublëv non dipinge più, nemmeno parla più”, osserva il Papa: “Si aggira smarrito in cerca di un senso, finché assiste alla fusione di una campana. E al primo rintocco di quella grande campana il suo cuore si riapre, la sua lingua si scioglie, riprende a parlare e riprenderà a dipingere. E lo schermo si riempie dei colori delle sue icone. Il suono della campana, che esce dalla terra e dal bronzo, come per miracolo, riempie di stupore l’animo dell’artista e in un certo senso egli avverte in esso la voce di Dio, che gli sussurra: ‘Apriti’. Come aveva detto Gesù nel Vangelo: ‘Effatà’”.