La Conferenza episcopale del Paraguay, attraverso il proprio ufficio, esprime “la propria costernazione, il proprio dolore e la ferma condanna per l’omicidio del giornalista Alexander Álvarez di Radio Urunde’y FM a Pedro Juan Caballero”. Si tratta dell’ennesimo omicidio in una città, capoluogo del dipartimento di Amambay, alla frontiera con il Brasile, che è diventata una delle più insicure del Sudamerica e una delle “centrali” del narcotraffico. Presi di mira, in particolare, negli ultimi mesi, giornalisti, amministratori locali e difensori dei diritti umani. “Questo crimine – prosegue la nota – colpisce il giornalismo e tutti i cittadini onesti, paralizzati dalla paura e dall’insicurezza. La morte di questo operatore della stampa rivela l’alto livello di violenza che si è impadronito della nostra società e il totale disprezzo per la vita umana. La violenza distrugge l’armonia, il rispetto e la pace di cui la nostra società ha bisogno per raggiungere lo sviluppo integrale e la convivenza sociale. Esprimiamo le nostre condoglianze alla famiglia, agli amici e ai colleghi di Alexander, per il quale eleviamo preghiere al Signore della Vita. Chiediamo alle autorità, alla Procura della Repubblica e alla Polizia Nazionale, il pronto e totale chiarimento di quanto accaduto, al fine di individuare gli autori morali e materiali di un tale spregevole crimine, tenendo presente che questo non è il primo sul quale dev’essere fatta luce, affinché i cittadini possano riacquistare fiducia nelle loro autorità”. La Federazione internazionale dei giornalisti si è unita alla condanna della sua affiliata paraguaiana e ha chiesto un’azione urgente da parte delle autorità, “per chiarire i fatti e arrestare i responsabili”. L’organismo ha inoltre invitato le autorità del Paese sudamericano ad “applicare i meccanismi di protezione esistenti”, in linea con la difesa della libertà di espressione, il libero esercizio del giornalismo e la protezione dei diritti umani.