“Mai come nelle società contemporanee la fiducia appare in crisi. Relazioni interpersonali e istituzioni politiche, economiche, sociali e religiose ne sono sotto scacco, al punto da mettere a rischio la convivenza civile e gli stessi rapporti umani”. Il primo numero di Munera del 2023 presenta in particolare tre aspetti che “rendono la fiducia al contempo paradossale e indispensabile: il suo rapporto con la speranza e con la vulnerabilità; il suo essere al contempo non esigibile e necessaria; il suo rapporto con l’autorità, sia essa politica, sociale, scientifica o religiosa”. Su questo tema cruciale si interrogano filosofi, pedagogisti, sociologi, teologi e giuristi. Il pedagogista Daniele Bruzzone sostiene che la fiducia è alla base dell’educazione, al punto che la sua crisi è divenuta un’emergenza sociale e politica di primordine. A confermare questa tesi è lo psicanalista Francesco Stoppa, che riconosce nella fiducia quel luogo abitato dal dubbio, dal tormento e dalla sorpresa che apre al nuovo e al futuro. Di fiducia e nuove cittadinanze si occupa la filosofa Alice Pugliese, secondo cui la fiducia è “una forma del vedere”, la possibilità di vedere ciò che è invisibile agli occhi. L’esperienza di cittadinanza basata sulla fiducia si fonda sull’incontro tra persone e su pratiche di condivisione e sperimentazione.
L’economista Luigino Bruni sostiene che, in tutti gli ambiti, la generatività ha un bisogno vitale di libertà, fiducia, rischio, tutti elementi che rendono vulnerabile chi li concede. Questo vale anche per le organizzazioni, “che oggi perseguono l’immunità per essere invulnerabili”. Ad approfondire il legame tra fiducia e democrazia è poi il costituzionalista Filippo Pizzolato.