“La forza di una università, e tanto più di una università cattolica, non sta soprattutto nelle risposte di ieri, ma nella domanda sulla verità che possiamo formulare insieme oggi. La forza di una università, e tanto più di una università cattolica, sta nell’impegno che essa profonde nell’inaugurare una visione dell’essere umano e della vita – visione necessariamente transdisciplinare – che rappresenti una ragione di speranza”. Lo ha detto questa mattina il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, nell’omelia della messa presieduta nella chiesa centrale dell’Università Cattolica, sede di Roma, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. A concelebrare anche mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo.
Commentando l’episodio evangelico del cieco di Betsaida il card. Tolentino de Mendonça ha osservato che “l’esperienza della conoscenza ci giunge attraverso gli altri,” e “la scienza trae beneficio dal lavoro in rete e dalle pratiche comunitarie. Abbiamo sempre bisogno degli altri. Una università è il trionfo del noi. È l’opposto della solitudine. Anche nel testo evangelico abbiamo bisogno di qualcuno che ci porti fino a Cristo, perché egli si riveli in noi manifestando la sua misericordia”. Proseguendo l’analisi del brano evangelico, il porporato ha sottolineato che la trasformazione avviene in noi soltanto “quando accettiamo di lasciare il nostro punto di vista abituale per spostarci verso un luogo nuovo, che non è tanto un luogo quanto piuttosto una relazione, una disponibilità alla ricerca, un’apertura di mente e di cuore. Non di rado, per guardare alla vita nella sua ampiezza dobbiamo arrischiare altri punti di vista. Noi viviamo talmente a ridosso degli avvenimenti, così catturati dalla loro intensità, che non riusciamo a vederli davvero. Per questo – il monito del prefetto – è importante dislocarci, cambiare punto di osservazione e frapporre una distanza, ritrovando così quelle condizioni che a un certo punto ci mancano per vedere quello che non avevamo notato”.