“La recente decisione della procura di Bologna in punto di suicidio assistito è una forzatura ammessa dalla stessa magistratura procedente, che confessa una voluta estensione della sentenza della Corte costituzionale 242/19, per imporre una pericolosa cultura dello scarto che, comunque, non può mai spettare al potere giudiziario”. Questo il commento del portavoce del network “Ditelo Sui Tetti”, Domenico Menorello, sulla pronuncia della Procura bolognese che ha chiesto l’archiviazione dell’autodenuncia di alcune attiviste dell’associazione Luca Coscioni che hanno accompagnato una donna affetta da Parkinson in Svizzera in una sorta di viaggio verso il suicidio assistito. “Stupisce – osserva in una nota – che non ci siano reazioni di fronte alla manifestata volontà della procura bolognese di innovare le condizioni della Consulta per la non punibilità del suicidio assistito. Siamo ormai davvero assuefatti alla volontà di certa magistratura di sostituirsi al legislatore? E siamo davvero rassegnati che venga imposta al Paese per via giudiziaria la cultura dello scarto e dell’abbandono di chi è più fragile? Ci si sarebbe piuttosto aspettati da un giudice una interpretazione ‘estensiva’ di quel diritto alla cura del dolore che la stessa Corte costituzionale ha definito essenziale e di quel favor vitae che è ancora il pilastro del nostro ordinamento!” “Se – conclude – c’è un bivio fra una concezione dell’umano come sempre meritevole di cura o come meritevole di morte quando diventa debole, ebbene la direzione da prendere di fronte a tale bivio non spetta certo a chi dovrebbe, invece, applicare le norme, la cui scrittura spetta solo a chi è stato eletto dal popolo”.