La dittatura sandinista di Daniel Ortega ha espulso ieri dal Paese il sacerdote italiano francescano Cosimo Damiano Muratori, accusandolo di essere intervenuto “in modo offensivo in questioni che riguardano solo i nicaraguensi”. Il provvedimento della dittatura sandinista è arrivato dopo che il sacerdote aveva difeso il vescovo Rolando Álvarez, condannato dal regime a 26 anni.
Il comunicato del Governo nicaraguense, al tempo stesso, cita come motivo ufficiale dell’espulsione la sentenza attraverso la quale il Tribunale di Perugia ha condannato il sacerdote, nel novembre 2019, a 4 anni e 6 mesi per il reato di violenza sessuale, e giustifica l’espulsione come risposta a una specifica risposta dell’Interpol.
Il religioso risiedeva in Nicaragua da quarant’anni. La notizia della condanna è di dominio pubblico (il sacerdote fu denunciato da una volontaria perugina che aveva condiviso con lui un periodo in una missione del Guatemala). Tuttavia, secondo il sito indipendente nicaraguense “Articulo 66”, non risulta una specifica richiesta in questo senso nel sito dell’Interpol.
Nei giorni scorsi, durante l’omelia domenicale, padre Muratori aveva lodato la scelta di mons. Álvarez di rifiutare l’esilio ed è dunque più che plausibile collegare questo fatto alla decisione di espellere dal Paese il sacerdote.