“È indispensabile, per poter praticare in autonomia e libertà il mestiere di giornalista, che ciascuno dei protagonisti sulla scena spenda sino in fondo le proprie energie. L’attività professionale dei giornalisti non può essere soggetta a vessazioni, intimidazioni o violazioni della loro libertà. Ne va di quella di tutti”. Lo ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Raffaele Lorusso, in occasione del congresso.
“Creare e garantire le condizioni per una stampa indipendente è compito che interpella le istituzioni, la società civile nelle sue diverse articolazioni, l’industria dei media, la coscienza professionale di ciascun giornalista”, ha sottolineato il capo dello Stato, secondo cui “una società economicamente sana propone una industria editoriale capace di affermare con forza la propria funzione, non orientata a interessi di parte, ma diretta a inverare la previsione della Carta costituzionale che ribadisce il diritto dei cittadini a una informazione libera”.
“Lo stato di trasformazione che sta vivendo l’industria dei media nel contesto della digitalizzazione non può tradursi in un impoverimento del patrimonio culturale e informativo posto a disposizione”, ha ammonito il presidente: “Trova fondamento, a questo riguardo, l’intervento diretto a favorire, anche con risorse pubbliche, il pluralismo informativo, sostenendo i processi di innovazione, con la conferma del ruolo determinante della professionalità e responsabilità giornalistica nella definizione della notizia. Il sistema dell’editoria e dell’informazione è prezioso per il progresso della società italiana”.
“La libertà e l’autonomia professionale di ciascun giornalista – ha evidenziato Mattarella – trovano radice, oltre che nell’Ordine al quale appartiene, nella definizione di un quadro contrattuale solido e definito, che di questi valori sappia essere efficace strumento e che veda protagoniste le parti sociali interessate, con garanzie uguali a quelle di altre categorie di lavoratori”.