Una petizione online, tramite la piattaforma Change.org, per chiedere al Governo la deducibilità delle spese sostenute dalle famiglie per colf, badanti e baby sitter. L’hanno lanciata oggi, in conferenza stampa, le Acli di Bologna. “Dal 1° gennaio 2023 è entrato in vigore il nuovo aumento per gli stipendi di colf, baby sitter e badanti, che crescono del 9,2%”, ha spiegato Filippo Diaco, presidente del Patronato Acli di Bologna. Per la badante convivente a tempo pieno la paga base passa da 1.026 euro al mese a 1.120,76 euro, cui vanno aggiunti contributi, tredicesima, Tfr, pasti, ferie. Il costo per la famiglia può arrivare a 125 euro al mese in più. Per una babysitter di un bambino sotto i sei anni (a tempo pieno, non convivente) che lavora 40 ore a settimana i costi passano da 1.234 euro a 1.348 euro (1.743 euro annui in più). “Una badante convivente full time costa alla famiglia 1.579,26 euro al mese, contro i 1.488,41 del 2022”, ha proseguito Diaco. È una cifra più alta delle pensioni medie dei bolognesi, “la cui vita si è allungata, ma non è migliorata in qualità e sempre di più c’è bisogno di assistenza alla persona”, ha continuato. “Al Patronato vediamo famiglie che si indebitano per sostenere queste spese, o vendono la casa”. L’aumento salariale, si intende, “è sacrosanto; ma non può gravare solo sulle famiglie”, ha evidenziato il presidente del Patronato. Ciò, infatti, “genera due rischi: quello di aumento del lavoro nero e quello di povertà per le famiglie che hanno bisogno di assistenza”. Ecco, dunque, l’appello delle Acli: “Vogliamo quindi chiedere al Governo di concedere la detraibilità al 19% di tutto l’importo speso nell’assistenza alla persona. Ad oggi è concessa solo la deducibilità dei contributi Inps e la detraibilità al 19% dell’importo massimo di 2.100 euro, per chi ha un reddito inferiore ai 40.000 euro. Vorremmo, invece, che lo stipendio della badante fosse equiparato alle spese mediche, per aiutare le famiglie e contrastare il lavoro nero”.
In conferenza stampa sono stati presentati anche i dati del Servizio lavoratori domestici delle Acli: sono quasi 3.000 i contratti gestiti ogni anno. “Nel mese di dicembre 2022 e gennaio 2023 sono aumentate le cessazioni, rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente”, ha osservato il Direttore del Patronato, Matteo Mariottini. Questo dato allarma le Acli, “specie se visto alla luce degli aumenti salariali”. Su 3.000 contratti, circa 2.700 sono di lavoratrici, per lo più provenienti da Est Europa e Filippine. Le italiane sono il 9,5%, soprattutto colf ad ore e baby sitter. E se l’età media degli assistiti è 77 anni, quella delle badanti è 52, circa 10 anni in più, di media, rispetto a 10 anni fa. “Tra le assunte registriamo un 10% di over 65enni, addirittura ci sono badanti sopra i 70 anni, la più anziana ne ha 76” osserva Mariottini. Per Chiara Pazzaglia, presidente provinciale delle Acli, “bisognerebbe trovare il modo di valorizzare questa professionalità con un albo apposito, basandosi non solo sul passaparola, ma anche su una certificazione delle competenze”. Le Acli, ha ricordato, “a tutela delle famiglie e delle lavoratrici offrono corsi di specializzazione gratuiti e un servizio di incrocio domanda e offerta”.