“San Castrense è un dono per l’arcidiocesi di Monreale; non è una scelta, ma un dono. Per tale ragione, la presenza delle spoglie di questo grande pastore deve essere per noi invito ad entrare nella logica del dono”. Lo ha detto l’arcivescovo di Monreale, mons. Gualtiero Isacchi, nell’omelia della messa che ha celebrato nella solennità di San Castrense, patrono dell’arcidiocesi e protettore della città di Monreale. “Il dono sorprende perché inaspettato, non dovuto, scelto da chi lo dona, non da chi lo riceve – ha aggiunto il presule –; per tale ragione rischia di essere incompreso e sciupato perché non si sa esattamente cosa farci e, quindi, lo si potrebbe utilizzare male; il dono richiede di essere accolto (non semplicemente ricevuto) perché non risponde a un bisogno immediato, ma aggiunge qualcosa di inaspettato alla vita di chi lo riceve, qualcosa che devi scoprire facendolo tuo, permettendogli anche di modificare i tuoi progetti”.
Il presule ha poi consegnato un impegno ai fedeli: vivere nella logica del dono. “La vita è un dono! Anche se ti sembra di naufragare nelle difficoltà relazionali, economiche e di salute, di ingiustizia e illegalità, di paura e solitudine, di indifferenza e sopruso, anche dentro questi drammatici naufragi c’è sempre la possibilità di approdare sulle coste dell’Amore, della misericordia, del perdono, della conversione”. Quindi, l’arcivescovo ha concluso che i cristiani sono chiamati a essere “costa accogliente per i piccoli, i poveri, gli scoraggiati e i rassegnati”.