“Il 73% delle diocesi hanno iniziato le attività richieste, con modalità tempi ed energie diverse, nelle tre macroaree del Paese (nord, centro, sud) e con una differenza tra diocesi grandi, medie e piccole. Le collaborazioni con gli altri uffici pastorali sono iniziate e sono diffuse: sono soprattutto incontri di sensibilizzazione e formazione degli operatori, ma anche dei ministri ordinati”. Lo scrive mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia e presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei, nel numero di febbraio di “Vita pastorale”, sintetizzando i contenuti del primo Report nazionale sulle attività di tutela dagli abusi nelle diocesi italiane, realizzato dalla Cei e presentato lo scorso 17 novembre a Roma dal segretario generale Cei, mons. Giuseppe Baturi, con altri responsabili e docenti dell’Università Cattolica di Piacenza. Obiettivo del Report fotografare lo stato dell’arte nel biennio 2020-2021 in merito all’attivazione del Servizio diocesano o inter-diocesano per la tutela dei minori, del Centro di ascolto e del Servizio regionale per la tutela dei minori nelle diocesi italiane. Raggiunte in questi due anni circa ventimila persone. Buona, sottolinea Ghizzoni, la sensibilità riscontrata in catechisti, educatori e animatori; “ancora scarse le collaborazioni dei Servizi con gli istituti di vita consacrata e con le associazioni e i movimenti”. Nell’arco dei due anni indagati dal Report, “sono stati istituiti 98 Centri di ascolto anche interdiocesani, che coprono i due terzi delle diocesi. Nelle altre diocesi il referente svolge anche il ruolo di ascolto e accoglienza per i casi che si possono presentare”.
Nel biennio si sono presentate 86 persone in una trentina di Centri. Accolte secondo il protocollo previsto, la metà hanno segnalato un fatto all’autorità ecclesiastica o del presente o del passato; l’altra metà ha chiesto informazioni o una consulenza specialistica. Le presunte vittime “che emergono da queste segnalazioni sono 89 delle quali 61 nella fascia d’età dai 10 ai 18 anni, le altre d’età inferiore”. I comportamenti, tutti nell’area sessuale, “vanno dai linguaggi inappropriati fino ai rapporti completi, dalla pornografia all’esibizionismo”, spiega il presule. Gli autori presunti (68) hanno in prevalenza dai 40 ai 60 anni, sono chierici (30), religiosi (15) o laici con ruoli ecclesiali (23). “Tutti questi casi segnalati – precisa Ghizzoni – sono stati già oggetto di provvedimenti disciplinari o sono in corso le valutazioni e i procedimenti canonici. I protocolli che devono seguire i Centri prevedono, inoltre, che si presenti la necessità della denuncia e la si sostenga presso le competenti autorità civili”. Benché si è “solo agli inizi di questa attività di prevenzione e contrasto agli abusi, abbiamo già messo in moto gli strumenti operativi, come il Report dimostra. Oltre alle Linee guida per tutta la Chiesa italiana, abbiamo anche iniziato ad agire”, conclude il presidente del Servizio Cei.