“Verso una pastorale per la riconciliazione e la pace in Colombia” è il titolo del documento, pervenuto al Sir, elaborato dal basso e consultato da diverse organizzazioni, presentato ieri dalla Conferenza episcopale colombiana, al termine dell’assemblea plenaria che si è tenuta a Bogotá. I principali contenuti sono inseriti nel messaggio finale diffuso al termine dell’assemblea, presentato ieri in una conferenza stampa. “La pace è possibile perché abbiamo già fatto progressi in questo campo. È necessaria, perché è richiesto da una società stanca della guerra. È una responsabilità di tutti, perché è un compito collettivo che implica il riconoscimento degli errori del passato e l’assunzione degli impegni del presente”. Il riferimento è quello della “pace totale” che l’attuale Governo, presieduto da Gustavo Petro, sta perseguendo in una serie di trattative con i maggiori gruppi armati attivi nel Paese. C’è attesa per la nuova sessione di colloqui con l’Esercito di liberazione nazionale, che prenderà il via lunedì in Messico, mentre nei giorni scorsi un protocollo per un cessate-il-fuoco bilaterale è stato siglato con alcuni tra i principali gruppi della dissidenza Farc, cioè i settori dell’ex guerriglia che non hanno accettato l’accordo del 2016.
I vescovi colombiani, nel proprio messaggio, affrontano altri importanti temi di carattere sociale ed ecclesiale. Hanno ricordato che la Chiesa continua a essere sfidata dal fenomeno migratorio, e durante l’assemblea attentamente i vescovi che accompagnano e assistono specialmente i migranti venezuelani. Nonostante, infatti, l’apertura delle frontiere con il Paese confinante, non si attenuano “le sofferenze di coloro che migrano”, e questo problema è aggravato dallo “sfollamento interno che continua ad aumentare in Colombia a causa della violenza”.
Di fronte al deterioramento dell’ecosistema e della Casa Comune, i vescovi avvertono che solo una decisa “conversione ecologica”, animata dalle comunità ecclesiali, potrebbe portare a un’ecologia integrale. Infine, la Conferenza episcopale ha presentato il documento “Linee guida per una cultura della cura”, assumendo ogni sforzo perché la Chiesa sia un luogo sicuro per minori, adolescenti e giovani, rispetto al rischio di abusi. Nel loro messaggio finale, i vescovi riconoscono che ogni caso di abuso sessuale “è un crimine, è un peccato grave, è un crimine”, e quindi chiedono perdono a coloro che hanno subito questo flagello per mano di chi fa parte della Chiesa.