“Vicinanza, compassione e tenerezza indicano la ragione profonda e lo stile che deve connotare i ministri del sacramento della riconciliazione, perché è solo la misericordia che apre il cuore dell’uomo, solo l’amore può attirare l’uomo ad una bellezza la cui conquista è già un cammino di riconciliazione”. A parlare del tema – “Vicinanza, compassione e tenerezza”, appunto – scelto per il percorso formativo proposto dal Centro regionale “Madre del Buon Pastore” della Conferenza episcopale siciliana (Cesi) per la formazione sul sacramento della riconciliazione, è mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Lo dice in un video di sintesi pubblicato dall’Ufficio stampa della Cesi sul corso che si è concluso ieri a Catania e durante il quale lo stesso mons. Baturi ha guidato una delle riflessioni proposte ai seminaristi e ai neo parroci di Sicilia. “Parlare di vicinanza, di compassione e di tenerezza davvero fa pensare – ha detto mons. Baturi al Sir – perché si va a incidere su uno dei problemi fondamentali dell’uomo: la coscienza che ha di sé e del rapporto col destino, del proprio male, del rapporto con i fratelli. Viviamo un tempo in cui abbiamo bisogno di riconciliazione, perché l’uomo si sente diviso in se stesso da diverse parti della propria esistenza, del proprio cuore, ma soprattutto vive il disagio di una non riconciliazione con Dio, con la propria storia e con gli altri. Il ministero della riconciliazione, quindi davvero, incide in profondità sul cuore dell’uomo, lì dove l’uomo vuole cambiare, vuole una vita diversa, vuole affidarsi a Dio per avere la possibilità di ricominciare”.
Per don Alberto Iraci, presbitero della diocesi di Patti e docente all’Istituto teologico “San Tommaso” di Messina, anch’egli relatore durante i lavori, “i giovani informazione in vista del ministero presbiterale, per prepararsi bene ad amministrare il sacramento della riconciliazione, devono innanzitutto evitare il rischio di cadere nella sfiducia verso questo Sacramento, cioè non devono credere che la gente abbia perso fiducia nel sacramento”. Facendo riferimento anche all’esperienza maturata presso il santuario della Madonna del Tindari, dove don Iraci è vicerettore, spiega: “C’è un forte bisogno, una forte necessità di ascolto ma di ascolto nel sacramento della confessione. C’è bisogno del Perdono di Dio. Il sacramento, nonostante il mutare delle condizioni, non tramonta: corrisponde al bisogno profondo del cuore dell’uomo di sentirsi riconciliato con Dio, dopo che con il peccato se n’è allontanato, riconciliato con Dio, con la Chiesa e con la comunità dei credenti”.