R. D. Congo: Save the Children, “quasi 65mila bambini costretti a fuggire dalle loro case a causa di violenti scontri mentre il Papa visita il Paese”

Più di 122mila persone sarebbero fuggite dalle loro case nell’arco di un giorno dopo l’ennesima escalation del conflitto nella provincia del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, lasciando migliaia di bambine e bambini vulnerabili agli abusi. Questo l’allarme lanciato oggi da Save the Children.
“Gli scontri armati tra il gruppo armato M23 e le Fardc (Forze armate della Repubblica democratica del Congo) nelle aree intorno a Kitshanga, a circa 60 km a ovest di Goma, tra il 24 e il 25 febbraio hanno portato a sfollamenti di massa, il cui numero è destinato ad aumentare con il protrarsi del conflitto”, viene spiegato in una nota, nella quale di sottolinea che “si stima che oltre la metà degli sfollati in fuga da Kitshanga siano bambini”. Save the Children si dice “molto preoccupata perché questi minori sono vulnerabili agli abusi”. “L’ultima escalation di violenza – osserva l’Ong – si è verificata mentre Papa Francesco è arrivato nella Repubblica democratica del Congo per portare un messaggio di pace e riconciliazione a un Paese scosso dal conflitto”. “Mentre l’intensificarsi del conflitto sta causando sfollamenti di massa, in altre aree della Repubblica democratica del Congo orientale le persone vengono uccise e sradicate dalle loro case in un’allarmante ondata di attacchi contro i civili. Secondo le Nazioni Unite, più di 200 civili sono stati uccisi dai gruppi armati nell’Ituri nelle ultime 6 settimane, 2 mila case sono state distrutte e 80 scuole sono state chiuse o abbattute. Le strutture sanitarie sono state saccheggiate, rendendo sempre più difficile l’accesso all’assistenza sanitaria”, aggiunge Save the Children.
“I violenti scontri e gli attacchi ai civili, compresi i bambini, devono cessare”, ha dichiarato Amavi Akpamagbo, direttore nazionale di Save the Children nella Repubblica democratica del Congo. “Stiamo assistendo a una notevole escalation del conflitto tra il gruppo armato M23 e le FARDC, che continua a causare massicci spostamenti di popolazione. Assistiamo anche ad attacchi feroci da parte di altri gruppi armati, che uccidono e mutilano i civili, compresi i bambini, in modo estremamente violento. Questi attacchi contro i civili devono essere indagati e i responsabili devono essere chiamati a rispondere delle violenze e delle uccisioni di bambini e altri civili”, ha aggiunto Akpamagbo.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, nella Repubblica democratica del Congo vivono circa 5,5 milioni di sfollati, in un Paese che conta circa 95 milioni di abitanti. Alcuni dormono all’aperto mentre altri si trovano in campi e insediamenti, spesso in condizioni di sovraffollamento e senza servizi igienici di base, il che porta a epidemie di malattie trasmesse dall’acqua come il colera.
Il mese scorso Save the Children ha riferito che i casi di colera sono in rapido aumento a Nyirangongo, la regione che ospita il maggior numero di sfollati a causa della recente escalation del conflitto, con i bambini che rappresentano quasi quattro casi su cinque.
“La situazione umanitaria nella Repubblica democratica del Congo è terribile”, ha denunciato Akpamagbo: “La maggior parte degli sfollati si trova in condizioni precarie. Vivono in scuole e stadi e altri sono ospitati da famiglie dove non hanno né acqua potabile né cibo. I bambini sfollati sono vulnerabili. I minori non accompagnati o abbandonati, senza familiari, corrono un rischio maggiore di abusi”.

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