Funerali don Bruno Cescon: mons. Pellegrini (Concordia), “il giornalismo passione che ha sempre saputo coniugare con professionalità con il suo essere prete”

“In questi ultimi anni abbiamo partecipato anche noi alla sofferenza di don Bruno, nel vedere il suo corpo martoriato da una malattia che progressivamente gli ha tolto l’autonomia, ma mai la dignità di essere uomo e prete, consapevole, come diceva San Paolo, che il Signore ‘trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso’ (Filippesi 3,21)”. Lo ha affermato oggi mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone, nell’omelia pronunciata durante i funerali di don Bruno Cescon che ha presieduto nella concattedrale di San Maro evangelista. “Siamo rimasti tutti colpiti dalla morte di don Bruno, sacerdote, docente e giornalista, penna sapiente e cuore buono e umile. Con la sua morte se ne va una parte di storia del nostro territorio e della nostra diocesi”, ha sottolineato il presule, ricordando che “sovente don Bruno, alla morte di qualche persona, cara diceva che sono gli altri che ti vedono morire, perché noi continuiamo a vivere nella luce di Cristo. E anche se il corpo è fragile e sofferente mai perderà la sua vera identità, perché sa di essere unito per sempre in Cristo”. “In tutti i suoi 50 anni di sacerdozio, celebrati qualche mese fa con i suoi compagni di messa e altri amici, pur tra i numerosi impegni professionali di insegnante e di giornalista, non ha mai trascurato la sua identità di prete e di pastore, annunciando con gioia il Vangelo di Gesù”, ha ricordato mons. Pellegrini, che poi si è soffermato sull’impegno di don Cescon nel giornalismo, “passione che ha sempre saputo coniugare con il suo essere prete e pastore nella comunità, con professionalità, senza mai perdere di vista l’essenziale, guidato dai valori della fede e aiutato dalla sua bella umanità e capacità di leggere e interpretare i tempi e gli avvenimenti della storia”. “Nota a tutti – ha osservato – la sua serietà e competenza nel leggere la storia e la società, con chiarezza e puntualità, senza mai offendere le persone, anzi, cercando sempre di individuare in ognuna di esse, quei segni di bontà e di amore, seminati dallo Spirito, nella consapevolezza che Gesù Cristo è la Sapienza eterna del Padre”. “Sappiamo tutti – ha continuato – che la sua passione, vissuta con competenza e professionalità, si è espressa meglio nell’ambito del giornalismo: direttore del settimanale diocesano ‘Il popolo’ per 20 anni; editorialista di numerose testate giornalistiche locali e nazionali; collaboratore del Sir e vicepresidente dei Settimanali cattolici d’Italia. Ha ricoperto pure l’incarico di direttore dell’Ufficio Comunicazione sociali della diocesi e della Cet”. “Il suo essere sacerdote, non lo ha mai frenato dall’aggirarsi con disinvoltura tra i giornalisti, locali e nazionali, vincendo anche qualche premio giornalistico”, ha aggiunto mons. Pellegrini che si è detto “sempre colpito dalla sua semplicità, umiltà di cuore e capacità di autentiche relazioni, sempre vicino e attento alla vita e alle fatiche della gente, sostenendo e testimoniando la sua fede, i suoi valori e le sue idee, sempre con pacatezza e bontà d’animo, avendo cura e mettendo al centro di ogni suo scritto e intervento la centralità e l’unicità di ogni persona umana”. “Il prete, scegliendo il celibato, sceglie di non farsi una famiglia propria. Questo gli permette di avere tante famiglie vicine e di essere parte di tante famiglie. Così è stato per don Bruno”, la considerazione finale del vescovo.

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