Nel Discorso alla città, pronunciato alla vigilia del patrono sant’Ambrogio, l’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini ha affermato davanti alle autorità civili e religiose: “Per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è una condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni. La fiducia è un atteggiamento necessario per affrontare le sfide di oggi e per andare verso il futuro. La fiducia è l’antidoto per contrastare il declino della nostra civiltà. La fiducia è il rimedio all’epidemia della paura”.
Mons. Delpini si è poi soffermato sulla “epidemia della paura”, che “si aggira per le strade con il suo corteo di sospetti che isolano, rabbia che aggredisce, sfiducia che trattiene dal decidere, dall’intraprendere, dal donare”. “La cautela irrazionale alimentata dalla paura è uno dei fattori che dissuadono dal costruire rapporti affettivi stabili, legami matrimoniali in cui è desiderata l’indissolubilità, famiglie che vivano con naturalezza il succedersi delle generazioni. Ma la paura di sposarsi e di fare famiglia è un principio di tristezza e di solitudine che contribuisce a rendere desolata la vita della società e genera un circolo vizioso che rende ancora più radicata la paura”.
Diversamente, “il desiderio della maternità e della paternità è un segno della chiamata a costruire il futuro, a dare compimento alla voglia di vivere generando vita. L’amore di un uomo e di una donna che si riconoscono affidabili l’uno per l’altra alimenta il desiderio di avere bambini, come esperienza della maturità dell’amore”. Al contrario, “la crisi demografica ha una delle sue radici nella paura”.
L’arcivescovo ha quindi sottolineato: “L’intuizione di una missione da compiere è uno dei segni più affascinanti della giovinezza. C’è una predisposizione a fare il bene, a prestare soccorso ai bisogni degli altri, a condividere la propria fede e la propria speranza che attira verso il futuro”.
E poco oltre: “L’assunzione di responsabilità in ambito sociale, nelle amministrazioni locali, in politica, nella propria professione si può considerare come uno dei modi di vivere dell’uomo e della donna adulti che mettono le loro capacità a servizio della società. L’essere chiamati a un ruolo di responsabilità nel lavoro, l’essere indicati come responsabili di associazioni, di iniziative che rendono viva e generosa la città e il Paese, l’essere chiamati a impegnarsi nell’ambito politico, sono un riconoscimento delle doti e allettanti anche per legittime ambizioni personali”. Ma “molti si sottraggono alle responsabilità, specie quando si tratta di ambiti che chiedono impegno senza promettere potere o guadagni. Di fronte alle responsabilità si insinua la paura dei contrasti, della fatica delle mediazioni, dell’aggressività delle critiche”.