“Il click day è un fallimento che di fatto genera gravi ingiustizie, lavoro nero e clandestinità”. Così Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, sul Decreto flussi che ogni anno permette ai datori di lavoro interessati di assumere personale dall’estero. Per il 2023 il Ministero dell’Interno ha messo a disposizione 136.000 quote di ingresso: al termine della fase di precompilazione, risultavano inserite 607.904 istanze. Numeri che trasformano l’invio delle istanze in un terno al lotto, nonostante si abbiano quasi sempre tutti i requisiti per ottenere il lavoro e il titolo di soggiorno.
“Ogni anno la procedura si arricchisce di nuovi documenti da produrre, nuovi costi da sostenere per confezionare la domanda, nuovi dubbi a cui la Pubblica Amministrazione fornisce risposte in corsa. Nei 26 giorni consentiti per la precompilazione abbiamo messo impegno e precisione nella preparazione delle istanze. Ma è un’esperienza frustrante, perché davanti si hanno le storie e le speranze di migliaia di persone che sognano una vita migliore, ma anche le aspettative delle aziende che su quelle risorse programmano la propria attività produttiva e le famiglie che a quella persona affidano gli affetti più cari”.
Le Acli ribadiscono la necessità di abbandonare la logica emergenziale delle attuali politiche di immigrazione a favore di un ri-disegno della legge quadro sull’immigrazione. “Chiediamo l’introduzione di visti per ricerca lavoro e di meccanismi di regolarizzazione di persone già presenti in Italia con proposte lavorative concrete. Serve una riforma che sia strutturale, di sviluppo e di ampio respiro. La mobilità umana è un dato di fatto, la crisi demografica e la sostenibilità dei nostri sistemi economici un’evidenza: fattori che indicano chiaramente la necessità di mettere nel cassetto innanzitutto la Bossi-Fini”, ha concluso Manfredonia.