Crisi Wärtsilä: mons. Trevisi (Trieste), “adoperarsi per dare un futuro lavorativo dignitoso per tutti”, avere “l’estro e il coraggio di investire per il bene comune”

“Come può essere che una multinazionale che si definisce leader globale nelle tecnologie innovative dismette un patrimonio di conoscenze, una sede storica, un licenziamento di massa sostanzialmente senza impegnarsi a cercare un futuro per i lavoratori e per questa sua sede industriale? Come può esserci un totale disinteresse per una città nella quale finora ha fatto profitto e ha tratto prestigio? Leggendo la cronaca dei giornali, le promesse disattese, viene una domanda: può un’impresa consolidata essere così mancante nei confronti dei suoi lavoratori, della città, della sua classe politica?”: sono interrogativi che pone il vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, in una riflessione sul caso Wärtsilä. Il presule precisa subito: “Non sono titolato a esprimere giudizi di politica industriale. Quello che posso fare è richiamare la lunga tradizione della dottrina sociale della Chiesa, e in essa trovo richiami importanti alla responsabilità sociale dell’impresa. Quello che sta avvenendo chiede di intervenire con correzioni”. Innanzitutto, “occorre istituire una responsabilità nei confronti dei tanti ‘portatori di interesse’ che rientrano nell’orbita delle imprese. Questo è quello che denunciamo: la mancanza di assunzione di responsabilità vero i lavoratori, verso l’indotto, verso la città”.
“Io non ho mai incontrato la dirigenza della Wärtsilä che ha scelto la chiusura della sede di Trieste e non mi permetto di esprimere giudizi – prosegue il vescovo -. Forse nella logica del promuovere il futuro dell’azienda potrebbe avere il suo senso il chiudere una sede industriale. Ma quello che chiediamo è l’adoperarsi per dare un futuro lavorativo dignitoso per tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto. Quello che ci aspettiamo dai buoni manager è la capacità di promuovere il bene delle città e non solo di sfruttarle per poi andarsene. Quello che ci aspettiamo è la capacità imprenditoriale di trovare soluzioni che siano vantaggiose per tutti i ‘portatori di interesse’ e non solo per gli azionisti o per chi rimane in altre sedi”.
Mons. Trevisi conclude: “Mi faccio interprete delle attese dei lavoratori, di tante famiglie e della città, che ha una sua anima di solidarietà e di comunione, nel chiedere che le autorità politiche e imprenditoriali non si rassegnino a veder chiudere, dismettere, licenziare, impoverire Trieste. Auguro a tutti l’estro e il coraggio di investire per il bene comune, che è anche il bene di ciascuno”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori