Il rapporto sull’azione umanitaria a livello locale, illustrato oggi da Caritas Europa, presenta “il primo indice mai sviluppato per rendere i principali donatori e le agenzie di aiuto consapevoli e responsabili rispetto ai loro impegni e per valutare le politiche e le pratiche organizzative degli attori umanitari internazionali rispetto all‘azione umanitaria guidata localmente”. L‘indice prende in considerazione i dieci maggiori governi donatori, le cinque maggiori agenzie delle Nazioni Unite e le cinque maggiori organizzazioni non governative internazionali (Ingo). L‘indice è stato sviluppato sulla base di sei indicatori: impegno per la localizzazione, partenariati con organizzazioni locali, sviluppo delle capacità delle organizzazioni locali, finanziamenti alle organizzazioni locali, trasparenza e responsabilità (accountability) e leadership e coordinamento. Ne risulta, ad esempio, che “solo tre dei dieci maggiori donatori governativi sono stati in grado di dire quanta parte dei loro finanziamenti raggiunge le organizzazioni locali attraverso al massimo un‘organizzazione intermediaria”. Inoltre, “nessuno di questi donatori, ad eccezione della Francia raggiunge l‘obiettivo di destinare almeno il 25% dei finanziamenti direttamente agli attori locali”. “Solo un donatore ha una politica che consente alle organizzazioni locali di ricevere finanziamenti per i costi operativi (rispetto ai costi specifici di un progetto)”. “Solo un donatore – specifica Caritas Europa – ha una politica specifica sul rafforzamento delle capacità delle organizzazioni locali”.
Nelle “conclusioni” dell’ampio rapporto si legge: “le organizzazioni umanitarie internazionali hanno compiuto progressi limitati per quanto riguarda il sostegno all‘azione umanitaria condotta a livello locale e il rispetto degli impegni assunti. Pertanto, è necessario che esse intensifichino il loro impegno per facilitare un cambiamento nel sistema umanitario globale, per renderlo più giusto, efficiente ed efficace”.
Caritas Europa propone alcune raccomandazioni a donatori, agenzie Onu e Ong, i quali “dovrebbero mantenere le promesse fatte da tempo e monitorare l’ammontare e la qualità dei finanziamenti erogati alle organizzazioni locali”; “dovrebbero impegnarsi a sviluppare politiche organizzative che affrontino la copertura dei costi generali delle organizzazioni locali e impegnare una parte dedicata dei finanziamenti per lo sviluppo della capacità organizzativa locale e della sostenibilità”; “dovrebbero facilitare attivamente la leadership delle organizzazioni locali nei forum di coordinamento, consentendo loro di stabilire l’agenda e le priorità dell’azione umanitaria”. I donatori dovrebbero inoltre “creare modalità di finanziamento più flessibili che permettano di estendere o modificare le condizioni di finanziamento rispetto agli attori locali e internazionali, in base alle circostanze operative e alla complessità di queste”.