L’Avvento è il tempo dello stupore e della meraviglia, della meditazione e del silenzio. Lo ha sottolineato domenica l’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, in cattedrale al termine della seconda meditazione del ritiro spirituale da lui guidato con le aggregazioni laicali, le associazioni e i movimenti della diocesi.
Stupore e meraviglia – ha spiegato – contraddistinguono l’atteggiamento dei pastori, i poveri amati dal Signore, all’annuncio della nascita di Cristo. E poi l’esempio di San Giuseppe, icona e modello del silenzio.
Come riportato in una nota diffusa oggi, nella sua riflessione l’arcivescovo ha affrontato anche il tema della pace; si fanno veglie e preghiere, ma troppo spesso non la si chiede per sé: occorre invece metterla nelle relazioni che ognuno ha con gli altri.
Nell’omelia della concelebrazione eucaristica, che ha concluso il ritiro, mons. Morandi ha insistito sull’immagine con cui viene rappresentato Gesù Bambino: a braccia aperte, che stanno a preconizzare l’essere inchiodato sulla croce. Il vegliare, il vigilare – come i pastori a Betlem – devono contraddistinguere il credente, che non è certamente l’uomo dei veglioni. I cristiani devono dare ragione della speranza che è in loro; non devono essere sazi e disperati, anzi, peggio, indifferenti, come si espresse anni fa la Conferenza episcopale emiliano-romagnola; “non possiamo permetterci il lusso dell’avvilimento”, ha raccomandato l’arcivescovo, ma i credenti devono essere pronti a testimoniare la bellezza di essere discepoli dio Gesù.