“Dobbiamo partire sempre dalle storie e dal volto delle persone che vivono le nostre città. Cittadinanza significa corresponsabilità. Oggi, purtroppo, si passa, sempre di più, dall’ecosistema all’egosistema, fatto solo di interessi privati e di individualismi. Dobbiamo essere consorti accomunati dagli stessi valori che vanno vissuti in profondità”. Lo ha affermato don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, intervenendo a un incontro, sabato scorso, all’Istituto Arrupe di Palermo. “Viviamo una crisi etica prima che economica – ha osservato –. Bisogna avere il coraggio di guardarci dentro per avere una visione ampia e collettiva. Dobbiamo unire le nostre forze per un’azione etica, sociale e politica. La politica nasce per governare la città e garantire la giustizia sociale. Politica è etica della comunità e servizio per il bene comune”.
Come prima azione, don Ciotti ha indicato il “prendersi cura delle persone più fragili; se la politica non fa questo tradisce la sua essenza e non è politica ma è un’altra cosa”. “La responsabilità è la spina dorsale della democrazia. Il cambiamento ha bisogno di ognuno di noi. Solo dalle relazioni di prossimità possiamo costruire città aperte creative e sostenibili”. Guardando al cambiamento, il presidente di Libera ha ribadito che “nasce dall’intelligenza collettiva”. “Dobbiamo capire se di fronte al male dobbiamo sempre occuparci del sintomo o andare alla radice ed in profondità per essere attori del cambiamento sociale e culturale vero. La città della rabbia e della violenza va avanti a discapito della città della cura – ha aggiunto –. Nonostante questo, dobbiamo avere il coraggio di valorizzare le cose belle e positive che ci sono che generano vita. La città della cura deve imparare a dialogare con la città della rabbia”. Quindi, l’incoraggiamento a non dimenticare “l’intreccio profondo tra persone e città, persone e luoghi”. “La sofferenza dei singoli per noi è sofferenza urbana. Dobbiamo impegnarci per una carità che non sostituisca la giustizia ma la provochi. Ricordiamoci che i più pericolosi sono i neutrali e anche i mormoranti. La paura si vince incontrandosi e non blindandosi. La responsabilità è architrave di ogni processo educativo. Ricordiamoci dei nostri giovani che dobbiamo valorizzare nei loro percorsi inediti. Per agire è necessario unire tutte le forze etiche e sociali. Ricordiamoci che ancora oggi nel nostro Paese i poveri restano poveri e, soprattutto, non sono persone libere”.