“Oggi non si può cambiare e rigenerare una città se non si sta profondamente dentro di essa e se non si respirano gioie, ansie, trepidazioni e fragilità. Occorre avere la forte capacità di compassione che significa custodire un cuore capace di fare propria la sofferenza e la fragilità dell’altro”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, intervenendo sabato scorso a un incontro all’Istituto Arrupe. “La compassione è capace di leggere e avviare processi in grado di rigenerare la città. Per questo, bisogna stare nella strada perché questa ci insegna molto”.
Il presule ha poi osservato che “nella strada, ci sono i giovani, gli anziani, le famiglie e c’è pure la bellezza e la bruttezza”. “Per stare nella città bisogna avere lo sguardo dal basso. La condivisione è la forza della rigenerazione umana della città. Noi cristiani siamo pure cittadini e, pertanto, dobbiamo, oggi più di ieri, custodire anche la Carta costituzionale”. “Oggi, c’è una comunità cristiana che è capace di vivere la passione morale. Passione morale è passione per la giustizia e per il bene comune. Ricordiamo sempre don Pino Puglisi. Il riscatto e la generazione del nuovo nascono sempre da uomini e donne che scelgono di impegnarsi con anima e corpo nel giusto e per il giusto”.
Nel suo intervento, il direttore dell’Istituto p. Gianni Notari ha evidenziato come “non possiamo sempre vivere delegando tutto agli altri per stare solo nei circuiti ristretti che ci fanno perdere la visione importante di insieme”. “Oggi siamo davanti a delle logiche sovraniste a cui sta bene avere dei cittadini morti che accettano tutto passivamente. A tutto questo dobbiamo reagire se vogliamo diventare costruttori concreti di speranza”.