“La gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti; mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo”. Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia del tradizionale “Te Deum” di fine anno, in cui – ha sottolineato Francesco – “si respira tutta un’altra atmosfera: quella della lode, dello stupore, della riconoscenza”. Due i sentimenti che hanno fatto da filo da conduttore dell’omelia nella basilica di San Pietro: la gratitudine e la speranza. “La liturgia ci fa entrare nei sentimenti della Chiesa; e la Chiesa, per così dire, li impara dalla Vergine Madre”, ha osservato il Papa: “Pensiamo a quale sarà stata la gratitudine nel cuore di Maria mentre guardava Gesù appena nato. È un’esperienza che solo una mamma può fare, e che tuttavia in lei, nella Madre di Dio, ha una profondità unica, incomparabile. Maria sa, lei sola insieme a Giuseppe, da dove viene quel Bambino. Eppure è lì, respira, piange, ha bisogno di mangiare, di essere coperto, accudito. Il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire”.