“L’Europa intera piange la scomparsa di uno dei suoi più grandi architetti”. L’Institut Jacques Delors, con le sue équipes di Parigi (sede), Berlino e Bruxelles, ricorda l’ex presidente della Commissione europea (1985-1995) mancato ieri. L’Unione europea perde il suo “cittadino onorario”, secondo il titolo che condivide con Jean Monnet e Helmut Kohl, “che aiutò nella riunificazione della Germania”. “Mercato unico, euro, Schengen, allargamenti ed Erasmus, ma anche fondi di coesione, dialogo sociale, aiuti agli indigenti: le più grandi conquiste dell’integrazione europea sono inseparabili dalla chiaroveggenza, dall’audacia, dalle convinzioni, dalla perseveranza e dal duro lavoro che hanno caratterizzato l’azione di Jacques Delors durante i suoi dieci anni alla guida della Commissione europea”. Un’azione articolata secondo il suo trittico: “La concorrenza che stimola, la cooperazione che rafforza e la solidarietà che unisce”.
Nella nota dell’Institut Jacques Delors si legge ancora: “Fino alla fine si è tenuto attentamente informato sull’andamento del progetto dell’Europa unita, preoccupandosi dei suoi errori, deplorandone gli eccessi ma sperando instancabilmente nella rinascita ritenuta più che mai necessaria”.
“Al di là del suo contributo storico alla costruzione europea, che lo colloca nella continuità dei padri fondatori, Jacques Delors ha dato all’impegno politico tutta la sua nobiltà”. Deputato europeo eletto nel 1979, poi ministro dell’Economia e delle Finanze all’inizio del primo mandato del presidente francese François Mitterrand, brevemente sindaco di Clichy, “è stato un servitore attivo e devoto degli affari pubblici per i quali si è sempre speso”. “Rifiutando di candidarsi alle elezioni presidenziali francesi del 1995, ha affermato la sua libertà nei confronti del potere e il rigore con cui ne concepiva l’esercizio”.
“Nella sua azione associativa, sindacale e politica, in particolare nel Partito socialista, questo ‘attivista’, come amava umilmente definirsi, è rimasto fedele e si è nutrito dell’ideale personalista. Uomo di fede, vedeva in ogni persona un essere unico inserito in una rete di legami sociali e credeva nell’impegno nella società per tradurre questo ideale dove ognuno assicura la propria parte del bene comune”. “Attento alle esigenze educative, il suo nome è legato anche alla formazione permanente, da lui avviata in Francia attraverso la legge del 1971 che porta il suo nome”.
Infine, “a questo grande uomo che abbiamo avuto l’onore di servire e di conoscere, il cui cuore caldo e la cui mente fredda ci hanno toccato e ispirato, vogliamo non solo mostrare la nostra profonda gratitudine, ma anche affermare la nostra volontà di assumerne degnamente l’eredità politica e continuare la sua azione per l’unità degli europei”.