L’evento del Natale ha bisogno di essere visto e gustato interiormente. Lo ha sottolineato il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, celebrando la messa del mattino del giorno di Natale nella cattedrale di Adria. Nell’omelia il presule ha preso spunto dal presepe di Greccio di cui quest’anno ricorrono gli ottocento anni spiegando come in quel primo presepio mancassero la Madonna, San Giuseppe, il bambino, c’erano solo il bue e l’asino con la greppia. Quello che interessava a Francesco era “vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Francesco voleva “vedere” la povertà e l’umiltà in cui era nato il Figlio di Dio per gustare interiormente il suo amore.
Infine nella messa vespertina di nuovo in duomo a Rovigo la riflessione del vescovo si è soffermata sul “mistero dell’incarnazione”, sottolineando come vivere il Natale sia immergersi nel mare di amore che Dio ci offre con la sua nascita: “Il Natale ci sfida a credere: solo la fede fa sì che possiamo entrare anche noi nel mistero d’amore che ci ha raggiunti attraverso la nascita del Figlio di Dio. La fede nasce dall’ascolto della Parola custodita nel cuore con il silenzio e l’adorazione. Fermiamoci anche noi in questi giorni davanti al Bambino del presepio, non abbiamo paura di sostare nel silenzio e di offrirgli la nostra adorazione. Solo così potremo accoglierlo e nascere anche noi alla vita dei Figli di Dio”, ha concluso.