“Il Santo Bambino non è pura poesia, non è sola gioia; su di Lui, infatti, s’addensa il dramma della storia umana, il dramma di chi non accoglie il Natale”. Lo ha detto il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nell’omelia della messa del giorno di Natale, nella cattedrale di San Marco. “Voler vedere Dio, poterlo incontrare solo nel santuario, con mani innocenti e cuore puro: sono le condizioni che l’uomo, da solo, non riusciva a realizzare, né dentro né fuori l’Alleanza. L’uomo non riusciva a incontrare Dio e lo dimostra nell’Antico Testamento il popolo che – per la durezza del cuore, per le sue infedeltà e l’incapacità a rispettare quanto è prescritto – deve sempre rinnovare le alleanze, pur all’interno dell’unica Alleanza tra Dio e l’umanità”.
Il patriarca ha sottolineato quindi un aspetto: “È una relazione questa che, a sua volta, crea relazioni ed è l’unica in grado di bonificare i rapporti tra gli uomini”. Un concetto che richiama “i drammatici avvenimenti di questo nostro tempo”, che “riguardano la geopolitica ma anche i rapporti personali”. “Non c’è solo la guerra in Ucraina, di cui non si vede la fine; c’è anche la guerra che insanguina la Terra Santa – dove il Natale e la vita di Gesù si sono concretamente realizzati – e in cui due popoli, che si rifanno al Dio di Abramo, sono in lotta mentre il mondo non sa trovare vie di soluzione per una rappacificazione giusta dopo troppi anni di odio”. “Il Dio che si rivela a Natale è l’unico in grado di sanare le relazioni umane poiché non agisce solo a livello geopolitico ma anche personale. La stessa drammatica piaga dei femminicidi ha il suo inizio nel cuore degli uomini, là dove mancano il rispetto e dove l’amore e la verità non sono unite. Il Natale è l’insieme di tutte queste realtà: rispetto, amore, verità”. “Soltanto vedendo il volto del Signore si può incontrare il volto degli uomini e comprenderne le ragioni – ha concluso -. Solo vedendo il volto del Signore si può riscoprire la vera fraternità”.