“Gesù nasce in una povera stalla sporca e maleodorante. È una scena che da troppo tempo vediamo in televisione a proposito di bambini coinvolti nei drammi dell’immigrazione, della miseria e della guerra. E il nostro pensiero raggiunge in particolare i bambini ucraini sottratti alle loro famiglie e deportati in Russia, i bambini palestinesi di Gaza mutilati dalle bombe o ammassati nei campi profughi, i bambini ebrei massacrati da una furia belluina. E in ciascuno di loro riconosciamo il volto dolce e innocente del Figlio di Dio”. Sono queste le parole di mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, nell’omelia della messa del giorno di Natale, celebrata nella cattedrale di Spoleto assieme ai presbiteri della città. “Ciò che celebriamo oggi non è allora un evento chiuso in se stesso, bensì l’inizio di un cammino. Ciascuno di noi è venuto in duomo come per accogliere un invito, quello che nasce dalla capanna di Betlemme e ci spinge a contemplare e a fare nostri i giudizi di valore e gli atteggiamenti di vita che Gesù ha inaugurato sulla terra. È il modo di vivere dei figli di Dio, di coloro che con Gesù invocano Dio con il nome di Padre”, ha proseguito il vescovo, sottolineando come celebrare il Natale con frutto e come evento del cuore significa irradiare e diffondere l’amore del Padre, testimoniare la sua paternità vivendo nella carità con tutti i fratelli, condividendo le loro situazioni, provvedendo alle necessità materiali dei più bisognosi, mettendosi al servizio della pace e della riconciliazione. “L’augurio che desidero formulare per tutti voi, per le vostre famiglie e per le nostre comunità è quello della gioia dei figli di Dio: di una gioia interiore che dia gusto a tutte le giornate che verranno; una gioia e una speranza che nessuna difficoltà, nessuna preoccupazione potranno toglierci perché affondano le radici nel mistero di colui che è il Dio-con-noi”. Prima della celebrazione nella cattedrale di Spoleto, la mattina del 25 dicembre mons. Boccardo ha detto messa nell’hospice la “Torre sul Colle” di Spoleto, per portare l’annuncio del Natale in un luogo dove si vivono quotidianamente sofferenza corporale, momenti difficili legati alla malattia e al fine vita. I riti del giorno di Natale sono stati anticipati dalla veglia di Natale che il presule ha celebrato nel duomo di Spoleto, dove ha fatto ingresso con l’immagine del bambino Gesù tra le mani, deposto in una culla allestita sul presbiterio, ricordo della mangiatoia del presepio. “Questa notte Gesù bussa alla porta e chiede un posto nella nostra esistenza. Bussa con il suo amore, ma bussa anche annunciandosi con il disgusto che talora proviamo per una esistenza vuota, superficiale o contraddittoria; bussa con il rimorso delle colpe da noi commesse, con la nostalgia che sentiamo dei Natali della nostra infanzia; bussa attraverso il desiderio che abbiamo di ottenere perdono, trasparenza, onestà; bussa attraverso il nostro anelito di essere più buoni, di pregare di più, di aprirci e di amare tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità”, ha affermato mons. Renato Boccardo durante la celebrazione notturna: “Se gli apriremo la porta, diventeremo uomini e donne autentici, capaci di amore e di perdono, capaci di trasmettere a nostra volta l’annuncio della salvezza”.