“Cristo non guarda ai numeri, ma ai volti. Chi, però, guarda a lui, tra le tante cose e le folli corse di un mondo sempre indaffarato e indifferente?”. A chiederselo è stato il Papa, nell’omelia della Messa della notte di Natale, presieduta nella basilica di San Pietro. “A Betlemme, mentre molta gente, presa dall’ebbrezza del censimento, andava e veniva, riempiva gli alloggi e le locande parlando del più e del meno, alcuni sono stati vicini a Gesù: sono Maria e Giuseppe, i pastori, poi i magi”, ha ricordato Francesco: “Impariamo da loro. Stanno con lo sguardo fisso su Gesù, con il cuore rivolto a lui. Non parlano, ma adorano. L’adorazione è la via per accogliere l’incarnazione. Perché è nel silenzio che Gesù, Parola del Padre, si fa carne nelle nostre vite”. “Facciamo anche noi come a Betlemme, che significa ‘casa del pane’”, l’esortazione del Papa: “stiamo davanti a lui, Pane di vita. Riscopriamo l’adorazione, perché adorare non è perdere tempo, ma permettere a Dio di abitare il nostro tempo. È far fiorire in noi il seme dell’incarnazione, è collaborare all’opera del Signore, che come lievito cambia il mondo. È intercedere, riparare, consentire a Dio di raddrizzare la storia”. Poi la citazione di Tolkien, “un grande narratore di imprese epiche”, che scrisse a suo figlio: “Ti offro l’unica cosa grande da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai fascino, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla terra”. “Stanotte l’amore cambia la storia. Fa’ che crediamo, o Signore, nel potere del tuo amore, così diverso dal potere del mondo”, la preghiera finale: “Fa’ che come Maria, Giuseppe, i pastori e i magi, ci stringiamo attorno a Te per adorarti. Resi da Te più simili a Te, potremo testimoniare al mondo la bellezza del tuo volto”.