Natale: mons. Prastaro (Asti), “senza compassione e solidarietà non è da cristiani, è altra cosa, è un’altra festa”

“Se Dio si è fatto uomo, carne precisa e concreta, non possiamo che preoccuparci per la “carne precisa e concreta” che è ogni essere umano, che è, in Cristo, ogni fratello e sorella. Un Natale senza compassione e solidarietà non è un Natale da cristiani, è altra cosa, è un’altra festa.
Guardiamo al bambino povero della grotta, a Dio che in Gesù si fa povero e ci insegna che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nelle persone, ed in modo del tutto particolare nei poveri”. Lo ha scritto il vescovo di Asti, mons. Marco Prastaro, nel messaggio di auguri natalizi alla diocesi.
Nel Natale, ricorda il presule celebriamo “Dio che diviene essere umano come ciascuno di noi. Guardiamo il bambino nella mangiatoia di Betlemme e in quel bambino vediamo Dio, vediamo un essere concreto, reale, profondamente umano”. “Un paradosso”, osserva il vescovo: “Noi vorremmo essere come Dio ed invece è Dio che vuole essere come siamo noi. Ogni fragilità, ogni debolezza e limite, il nostro essere mortali, ogni paura e angoscia del nostro essere umani diviene la sua! Un Dio che vuole essere come siamo noi, questo lo scandalo del Natale! Ma anche un Dio che si fa come noi, per farci come Lui”. “Dio ‘facendosi carne’ si mette alla pari con noi e comunica pienamente con noi, possiamo parlargli senza paura, senza sentirci lontani, senza essere schiacciati dal nostro senso di indegnità e piccolezza”. “Il mistero che anche in questo Natale contempliamo ci richiama a quanto Dio sia vicino a noi, ci dice che non siamo soli, che abbiamo ‘Qualcuno’ che ci comprende fino in fondo, che vive ciò che noi viviamo. E lo fa come Dio”, prosegue mons. Prastaro, aggiungendo che “nel Natale contempliamo il nostro Dio che si fa debole e fragile, ma contempliamo anche un Dio che si fa concretezza, diviene tangibile, toccabile, abbracciabile. Perché l’amore è concreto, l’amore è fatto di gesti e di parole. Contemplare il Dio che si fa concreto in un bambino significa proprio dare concretezza a tutti i nostri sentimenti di amore e fratellanza. Senza gesti e parole rimarrebbero sentimenti ed emozioni vuoti, perfino inutili”.
“In questo tempo sconvolto da guerre e violenze inaudite e disumane, in questo tempo segnato da una crisi che oscura il futuro abbiamo ancora bisogno di ricordarci che Dio è nato in mezzo a noi, per farsi come noi parte di questo mondo, per aiutarci ad essere come Lui la promessa e la concretezza dell’impegno di un mondo migliore. Lui che si fa creatura continua ad essere sempre e comunque l’unico salvatore dell’umanità”, conclude il vescovo augurando “Buon Natale insieme al nostro Dio fragile, povero e concreto che si fa vicino a noi”.

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