Natale: mons. Pennacchio (Fermo), “vivere la festa della pace vegliando e fidandosi”

“Come vivere il Natale, festa della pace? Rimango sempre colpito dal comportamento dei pastori (cfr. Luca 2, 8-20): vegliano il loro gregge, si fidano delle parole dell’angelo, vanno senza indugio a Betlemme e, giunti alla grotta, raccontano quanto era loro successo suscitando stupore; infine, se ne ritornano al lavoro lodando Dio. Questi atteggiamenti ci aiutano a comprendere appieno il Natale”. Lo scrive l’arcivescovo di Fermo, mons. Rocco Pennacchio, nel suo messaggio di Natale alla diocesi. “Vegliare, fuggire cioè la passività, la noia, restare desti, concentrati sulla vita e pronti a cogliere la voce di Dio che in molti modi si manifesta. Fidarsi, cioè avere fiducia negli altri, delle parole che vengono da chi ci vuol bene, dai tanti angeli che il Signore ci fa incontrare. È il contrario della diffidenza e dell’indifferenza”.
Dal presule l’invito a chiedersi se “il Natale ci scomoda o se ogni anno scorre lasciandoci così come eravamo, se l’amore di Dio ci interpella o se rimaniamo indifferenti, se lasciamo scivolare la Parola che Dio ci donerà in abbondanza oppure se la nostra coscienza si muove a conversione”. E, ancora, stupirsi, gioire. “Sono certo che i pastori sono ritornati col cuore in pace; infatti, tutto nasce da qui: se il cuore degli uomini è in pace, non c’è spazio per i conflitti e le guerre. I pastori, persone semplici, capirono di essere amati da Dio e si lasciarono convertire dalla piccolezza e dalla povertà di Gesù Bambino. Chiediamo al Signore la grazia perché il dolore straziante generato dalle guerre non ci lasci inermi ma possa fecondare propositi concreti di gesti di pace nelle nostre famiglie e nei luoghi dove si dipana la nostra vita quotidiana”.

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